L’uomo che portò la Romagna nel mondo. Casadei, un maxi spettacolo fino alla fine

Addio al re del liscio: il Covid se l’è portato via a 83 anni. L’epopea delle balere, il folklore in Riviera, un mito tra musica e tradizione

Raoul Casadei

Raoul Casadei

di Beppe Boni

Di bianco vestito Raoul Casadei passava ai tavoli e ti metteva una mano sulla spalla, "Come va tutto a posto?", mentre sotto il portico Mirko, l’erede in tutti i sensi, alternava suonatori e brani musicali non stop. Carolina, con i suoi capelli pop, si alternava al papà insieme alla sorella Mirna, "Dai prendi un altro po’ di gamberetti", mamma Pina, ‘azdora’ che viene da Vibo Valentia, si muoveva da regista tuttofare. Era sempre un maxi spettacolo solo per amici, mai meno di centocinquanta, la festa di compleanno di Raoul nel Recinto, la villa – fattoria di famiglia a Cesenatico con il frutteto, le galline, l’orto e il vino biologico. Un classico dell’estate a casa Casadei. La data di nascita è il giorno di Ferragosto, ma lo show andava in onda il giorno dopo.

Musica liscio-folk-rock, bollicine e sangiovese, pesce a volontà, tavoli sull’erba in una distesa di tovaglie candide e auguri a lui, il patron. Tanti applausi in quelle tiepide sere d’estate, applausi e commozione ora che il ’Re del lissio’ se l’ è portato via il Covid. "Non piangete, lui direbbe di far festa". Lo pensano nel dolore composto della giornata di sole Carolina e Mirko, lei pierre di famiglia, il fratello erede musicale che ha traghettato il gruppo negli anni Duemila trasformandolo da Orchestra Spettacolo a Mirko Casadei beach band. Sempre liscio e folk romagnolo, ma con incursioni nel rock. L’evoluzione della specie rispetto a quando il capostipite, Secondo Casadei, zio di Raoul, fonda il gruppo che già negli anni Trenta fa furore. Violino, clarinetto, chitarra e contrabbasso. Musica maestro.

Che tipo Raoul, con la sua pipa e quel sorriso incorniciato dalle rughe profonde di lupo di mare. Una fama è trasversale, dalle balere alle famiglie. Sulla spiaggia di ‘Cervia ama il libro’, anno 2017, nella mattina di Ferragosto con gli scrittori che sbarcano dal mare, i festeggiamenti del suo compleanno furono uno show da leggenda. Appena intonò ’Romagna mia’, un applauso salì come un’onda, fece danzare le mani di duemila persone sulla sabbia e divenne un omaggio fragoroso. Cantarono in coro con lui a mani alzate e non volevano smettere più. Spuntò la torta, si fece un brindisi. Raoul confidò a noi che eravamo lì accanto, "Stupendo, questa è la Romagna". Era più contento per quella folla in costume da bagno cotta dal sole di Ferragosto che per sè stesso.

Amava il reggae di Bob Marley, ma Raoul Casadei significa liscio e folk di Romagna da quando nel 1960 entra nell’orchestra dello zio Secondo e ne raccoglie poi il testimone. Romagna mia la scrive lo zione nel 1954 e gli italiani, che snobbavano il liscio affascinati dai ritmi americani, la conoscono da Radio Capodistria che la rende popolare. Raoul la interpreta e la trasforma in un inno immortale. Seguiranno hit come Simpatia, Io cerco la morosa, Ciao mare, quest’ultima un tormentone che percorre le spiagge senza mai più fermarsi. L’Orchestra Spettacolo diventa un emblema che al di là del genere identifica la Romagna. Nella band, al ritmo di mazurke, polke, valzer, vanno e vengono musicisti di talento con soprannomi territoriali come il Gagino, Giorgione, Padre Mariano, il Biondo al secolo Moreno Conficconi, ora negli Extraliscio che al Festival di Sanremo dell’era virus hanno celebrato Re Raoul. Quasi un presagio.

Gli anni passano, la fama sale. Nel 1971 muore Secondo e inizia l’era Raoul, che lascia l’impiego di maestro elementare e si dedica all’orchestra. Il Liscio diviene inno cult di un territorio. Arriveranno il Festivalbar, il Disco per l’estate, il Festival di Sanremo. Mentre Romagna mia, canzone planetaria, viene interpretata da Gloria Gaynor e dai Deep Purple. La canticchierà (parola del cardinal Ersilio Tonini) anche Papa Wojtyla, che cambiava le parole in Polonia mia. Nel 1976 l’Orchestra Casadei segue il Giro d’Italia a bordo di una nave montata su un autotreno. Alla sera spuntava una pista da ballo. E giù musica con Loredana Bertè, Mia Martini, Pippo Baudo. Ora c’è Mirko, lo show continua. Raoul amava ripetere uno slogan di Marcello Marchesi: quando la morte arriva, voglio che mi trovi vivo. E così è.