Martedì 16 Aprile 2024

L’ultima opera di Morricone è il suo addio "Io sono morto, ma non voglio disturbare"

Il grande compositore aveva 91 anni. Si era scritto il proprio necrologio: funerali privati. Era ricoverato dopo la rottura del femore. Le esequie celebrate a Roma con famiglia e gli amici Tornatore e Assumma sulle note del film ’Mission’. Tutto il mondo lo omaggia.

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di Chiara Di Clemente

"Non voglio disturbare nessuno". C’è gente che quando bussa a una porta, sente dentro di sé il bisogno di chiedere scusa pure al pezzo di legno su cui sta battendo con le nocche. Sono i più grandi, quelli che non vorrebbero mai disturbare. E infatti lui è stato un gigante e se n’è andato lasciando queste parole: "Io, Ennio Morricone, sono morto. Lo annuncio così a tutti gli amici che mi sono stati sempre vicino e anche a quelli un po’ lontani che saluto con grande affetto. Impossibile nominarli tutti. Ma un ricordo particolare è per Peppuccio e Roberta , amici fraterni molto presenti in questi ultimi anni della nostra vita. C’è una sola ragione che mi spinge a salutare tutti così e ad avere un funerale in forma privata: non voglio disturbare (...). Un saluto pieno, intenso e profondo ai miei figli Marco, Alessandra, Andrea, Giovanni, mia nuora Monica, e ai miei nipoti Francesca, Valentina, Francesco e Luca. Spero che comprendano quanto li ho amati. Per ultima Maria (ma non ultima). A Lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare. A Lei il più doloroso addio".

A Lei, Maria Travia, 87 anni, sposata nel ’56 dopo 6 anni di fidanzamento, quattro figli, tra loro fedeltà assoluta: "Nell’amore come nell’arte – diceva Morricone – la costanza è tutto. Non il colpo di fulmine, ma la tenuta, la coerenza, la serietà".

Non voglio disturbare. Perché farlo, d’altronde, se per tutta la vita tutto hai fatto tranne che disturbare: hai accompagnato al cinema i nostri sogni più epici, duelli di sangue ed epopee di civiltà e uomini al tramonto, hai raccontato tutto questo in musica con la potenza sinfonica ma anche solo con un fischio, una voce dolce, un canto vuoto di parole che si perde come sabbia nel vento. Hai raccontato le emozioni più segrete delle nostalgie, del rimpianto e della speranza che una vita inutile perché così stupidamente vuota d’amore, possa essere solo un sogno d’oppio, e possa persino ritrovare il sorriso: hai raccontato ogni lacrima nascosta e trattenuta di un cuore spezzato, solo con la carezza di un violino.

C’era una volta il West, C’era una volta in America: c’è sempre stato Morricone, nato a Roma nel ’28, avrebbe compiuto 92 anni il 10 novembre: dopo una caduta e la rottura del femore la morte l’ha portato via all’alba di ieri, "con il conforto della fede", ha fatto sapere l’avvocato Assumma, "fino all’ultimo in piena lucidità e grande dignità. La moglie Maria gli è stata accanto all’estremo respiro". Ha fatto chiedere agli amici che non parlassero di lui, "se non a esequie avvenute", e solo di sera si è saputo che i funerali – "la famiglia e ’Peppuccio’ Tornatore e Assumma" – si erano già tenuti, le note di Mission (candidato al premio Oscar 1987; quelli vinti sono alla carriera nel 2007 e per il tarantiniano The Hateful Eight nel 2016) lì ad accompagnarlo, mentre il mondo intero lo piangeva, riascoltando i suoi capolavori.

All’inizio del ’900 Puccini indicò la via per portare la musica nella modernità senza sottrarla alle sue radici di oggetto di fascinazione, alle sue origini di "puro spettacolo", sosteneva Baricco in un suo famoso saggio, eppure costruendola come si costruisce un’opera d’arte. Morricone è stato il Puccini di questi anni. Tra Clint, i Metallica e Penderecki. Con l’umiltà di andar via senza voler disturbare. Perché la sua musica è amore, fedeltà, serietà. Arte. E lei rimane.