L’ottantenne che sussurra ai falchi (in volo). "Libertà è stare a duemila metri con loro"

Rimini, pensionato ha addestrato cinque rapaci a ’scortarlo’ nel parapendio. "Gli amici mi consigliavano le bocce e soffrivo di vertigini"

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L’uomo che vola con i falchi. L’unico, attualmente, nel Vecchio Continente. Di certo il più attempato parapendista d’Italia. Cinque splendidi rapaci, tutti ammaestrati in centri specializzati. "Da loro imparo moltissimo, sono maestri a cacciare e volare. Del resto, il volo libero è la loro natura, mica la mia, anche se lo adoro". Elvio Bernardi non è più un bambino: ha 82 anni compiuti, moglie e tre figli. Ne aveva 68 quando, andato in pensione, ha deciso di prendersi una boccata d’ossigeno. Ad alta quota.

"Ho iniziato a praticare il parapendio – spiega Bernardi, titolare di alcune autoscuole, oggi gestite dai figli, tra Riccione e Misano – Gli amici mi consigliavano qualche hobby per passare meglio il tempo, le carte o le bocce". Ha scelto altro. "Pensare che all’inizio soffrivo di vertigini – racconta Bernardi –. Avevo paura che quella brutta sensazione mi avrebbe impedito di raggiungere il mio sogno. Il mio istruttore mi assicurava che non si soffre quando si vola, non gli credevo. Quando mi sono alzato per la prima volta invece ho capito che non avrei più smesso. È stata un’illuminazione, avrei volato per sempre. Ma è anche bello tornare a terra".

"Naturalmente ho preso lezioni. Serve molta esperienza, prudenza e attenzione per valutare le situazioni. Io decollo solo quando le condizioni meteo sono buone. Di solito col parapendio e i falchi vado a Pian di Castello, sopra Mercatino Conca, c’è un altopiano perfetto per il parapendio". Bernardi ha anche preso il brevetto per volare col deltaplano a motore: "Quello lo tengo a Imola, faccio voli bassi, in quel caso con il mio maestro".

È stato difficile addestrare i volatili? "Ci ho messo sei mesi per addestrare i falchi a volare con me. Ci vuole tanta pazienza oltre che la buona volontà; loro hanno paura della ’vela’, credo la vedano come un uccello gigante. Per addestrarli bisogna vivere con loro almeno due o tre ore al giorno creando un rapporto di fiducia". Rispondono sempre o a volte, magari vedendo una preda, vanno per conto loro? "È capitato a volte che mi abbiano attaccato, mi hanno fatto sentire la potenza dei loro artigli tanto che sono costretto ad equipaggiarmi per proteggermi. Altre volte hanno rischiato di perdersi, li ho dovuti recuperare. Ho quattro maschi e una femmina, quest’ultima è molto aggressiva, ed è considerata capobranco dai suoi simili. Quando vedo una preda li chiamo. Li ho addestrati col cibo, sanno che con me si mangia, e mi obbediscono".

Ogni quanto spicca il volo? "Ogni quanto? Vado tutti i giorni, con i falchi, quando il tempo lo permette ovviamente. Uscite tra 15 e 60 minuti, che lassù sono tanti. Tra i mille e i duemila metri. Più sali più sei sicuro. Ma i falchi non arrivano a quote molto alte. Quando sono stanchi a volte si appoggiano a me. Non appartengo a nessun club, sono selvatico, volo libero". Come si chiamano i suoi ’ragazzi della pattuglia acrobatica’? "Jimmy, Giusi, Gigi, l’ultimo arrivato, Jenny e Luna, la femmina".