L’orrore su Roberta Il gip: corpo dilaniato

L’ordinanza nel Palermitano "Il 19enne aiutato da complici nel nascondere il cadavere. Il cranio ferito e rasato"

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Chi ha aiutato Pietro Morreale dopo l’omicidio della fidanzata Roberta Siragusa? È uno dei punti da chiarire nell’inchiesta che ha portato in carcere il 19enne, accusato di omicidio e occultamento di cadavere. Nel provvedimento del gip di Termini Imerese, che applica la custodia cautelare in carcere a Morreale, si legge: "Non può peraltro escludersi che egli (Pietro Morreale) sia stato coadiuvato nell’azione successiva, relativa all’occultamento degli elementi di prova". L’omicidio sarebbe stato commesso tra l’una e le due di notte e solo alle 9.29 Morreale e il padre Ivan si sono presentati in caserma. Sette ore circa sono trascorse e su questo lasso di tempo il giudice pone l’attenzione.

Il corpo di Roberta al momento del ritrovamento era "dilaniato", scrive nell’ordinanza di custodia cautelare il gip. "Il corpo della ragazza era privo di vestiti dal tronco in su e non totalmente bruciato. Ha sul cranio una vista ferita nella parte posteriore ma il cadavere è caduto un posizione prona". Le immagini della ragazza "lasciano sgomenti", dice il giudice. Il suo corpo "nella parte inferiore era pressoché integro ma devastato in quella superiore". Il cranio "appare rasato". Ma bisogna capire se è dovuto alla combustione o se è stato Morreale, come dice il gip. I carabinieri hanno sequestrato in camera di Pietro Morreale un tablet e un cellulare, entrambi senza sim e senza scheda di memoria. Uno dei punti chiave del delitto, ancora non chiarito, è come è stata uccisa Roberta. A stabilirlo sarà l’autopsia. Roberta Siragusa voleva interrompere la relazione col fidanzato per avvicinarsi a un altro ragazzo, ma aveva paura perché temeva per la sua incolumità e quella dei suoi familiari. "Morreale era geloso – scrive il gip – e la sua gelosia era morbosa tanto da avere impedito a Roberta di interrompere la relazione con lui e magari di avvicinarsi, come desiderava, a Michele F. nel timore che qualcosa di grave potesse accadere a lei o alla sua famiglia".