L’Oms scagiona il laboratorio cinese Ma non spiega com’è nato il virus

"Incidente improbabile" per gli esperti di ritorno da Wuhan. Un anno dopo restano solo i sospetti sul pipistrello

di Alessandro Malpelo

L’ipotesi che il virus Sars-Cov-2 sia sfuggito di mano dal laboratorio cinese che studia i patogeni "è estremamente improbabile". Lo ha affermato il capo della missione dell’Oms, Peter Ben Embarek, lo specialista che ha guidato una delegazione internazionale entrata a Wuhan il 14 gennaio scorso.

"I dati raccolti finora fanno propendere per una origine animale del Coronavirus", ha chiarito l’esperto. I sospetti si concentrano sul pangolino o sul pipistrello, che sarebbero i serbatoi naturali di questa peste mondiale, "ma la ricerca dell’ospite intermedio, il ponte attraverso il quale sarebbe transitato l’agente infettivo, è una questione ancora aperta". La delegazione, entrata in Cina dopo un estenuante braccio di ferro con le autorità di Pechino, ha esaurito l’istruttoria e vorrebbe archiviare il fascicolo. "Come sia avvenuto il salto di specie che ha provocato la pandemia, quello dai pipistrelli alla specie umana, resta un mistero", affermano gli scienziati detective. "Sappiamo che il virus sopravvive negli alimenti surgelati (la tesi della contaminazione sostenuta dalle autorità cinesi, ndr), ma è tutto da dimostrare che l’uomo possa contagiarsi con questa modalità".

La spedizione dell’Organizzazione mondiale della sanità torna da Wuhan con le pive nel sacco. Dopo tre ore di argomentazioni, tanto è durata la conferenza stampa, restano più dubbi che certezze.

Interrogativi che tanti illustri studiosi, anche in Italia, avevano sollevato da tempo. Era il 18 settembre quando Gianni Rezza, direttore prevenzione del ministero della salute, e Giorgio Palù, attuale presidente dell’Aifa, affrontarono il caso alla Summer school di Motore Sanità. Fece scalpore la proiezione del virologo, ora al vertice dell’Agenzia italiana del farmaco, che arrivò a mostrare dati, diagrammi e mappe dove si erano manifestati i contagi, in una metropoli asettica ben lontana dagli insediamenti rurali. Nelle conclusioni il professor Palù lasciava intendere che l’origine della pandemia resta una questione controversa, in gran parte da chiarire, ma che l’ipotesi di un incidente in un centro di ricerca non è affatto da escludere.

Tornando alla conferenza stampa dell’Oms, gli esperti ribadiscono che la fuga accidentale di particelle virali è una ipotesi da scartare. "Un errore di laboratorio può capitare – ha aggiunto Embarek – ma è molto difficile, a maggior ragione dopo che abbiamo visitato il centro, dotato di laboratori ad altissima sicurezza. Ma non sappiamo nemmeno che ruolo abbia avuto il mercato del pesce Huanan, dove furono tracciate nel dicembre 2019 le prime infezioni".

Comunque siano andate le cose, il mercato "non è stato il primo luogo dove è stata individuata l’infezione", in quanto il primo caso accertato di Covid-19 è dell’8 dicembre e non aveva collegamenti, mentre è del 12 dicembre il primo caso riferibile all’Huanan. Gli accertamenti andranno avanti sul versante della

sicurezza alimentare, per verificare se la teoria avanzata dalla Cina, relativa alla contaminazione dei prodotti surgelati importati, abbia un qualche fondamento. In conclusione, Marion Koopmans, virologa del team dell’Oms, parlando di diffusione dell’epidemia nel mondo, ha posto il caso dell’Italia, dove i primi contagi forse risalgono a fine novembre 2019. "Dovremo raccogliere prove ulteriori – ha precisato l’esperta – per capire come si sono diffusi i contagi nel mondo".