L’Oms boccia la Ue: gravi ritardi sui vaccini

Il primo trimestre è un flop, in arrivo 2,8 milioni di dosi per l’Italia. L’allarme delle Regioni: "Senza fiale siamo costrette a fermarci"

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di Giovanni Rossi

L’Oms sferza l’Europa: "È necessario velocizzare la campagna di vaccinazione". L’Unione europea annuncia: "Trovato l’accordo per la ripartizione delle 10 milioni di dosi Pfizer anticipate". Il Commissario Figliuolo apre i frigo: "Due milioni e 800mila dosi in Italia in queste ore". Lazio e Veneto – nel dubbio – minacciano: "Datecele in tempo o ci dobbiamo fermare". E sarebbe un peccato, dopo il record italiano di vaccinazioni in 24 ore: 282mila il 31 marzo. In tutte le regioni, i cittadini in lista d’attesa incrociano le dita. L’obiettivo del governo Draghi resta 500mila inoculazioni al giorno dalla terza settimana di aprile. Ma l’attuale visibilità di scorte e consegne (8 milioni di dosi la probabile disponibilità mensile) potrebbe quasi dimezzare il dato, per una media giornaliera massima di 266mila immunizzazioni.

Sono ore di passione per la gigantesca operazione di profilassi che tiene in scacco l’Europa tra fiale mancanti, sospensioni a macchia di leopardo, problemi di logistica e conservazione, burocrazie nervose e assediate. "Siamo arrivati in ritardo nelle autorizzazioni. Eravamo troppo ottimisti sulla produzione di massa e forse troppo fiduciosi sulle consegne", ammette la Commissaria europea Ursula von der Leyen. Dagli eurocrati di Bruxelles ai dg delle più remote Asl, ovunque serpeggia il timore di non essere all’altezza della sfida. Mentre gli Stati Uniti si permettono il lusso di buttare via 15 milioni di dosi Johnson&Johnson a causa di uno sciagurato errore del ’terzista’ di Baltimora Emergent BioSolutions (che serve anche AstraZeneca), il Vecchio continente si sveglia con un’energica lavata di capo firmata Oms: "I vaccini rappresentano la nostra migliore via d’uscita dalla pandemia. Non solo funzionano, sono anche molto efficaci nel prevenire le infezioni. Tuttavia, il lancio di questi vaccini è inaccettabilmente lento. E fintanto che la copertura rimane bassa, dobbiamo applicare le stesse misure di salute pubblica". Mascherine, distanziamento, restrizioni alla mobilità.

La Ue è in grave ritardo sullo scenario previsto: immunizzare entro marzo l’80% degli operatori sanitari e degli ultra-ottantenni; entro l’estate il 70% degli adulti. Il primo obiettivo è svanito, il secondo è recuperabile (forse). "Solo cinque settimane fa, il numero di nuovi casi in Europa era sceso, ma ora la situazione è preoccupante – mette in guardia l’Oms –. E c’è il rischio che la vaccinazione fornisca un falso senso di sicurezza".

In Italia (tra ieri e oggi) sono in arrivo due milioni e ottocentomila dosi: "Un milione Pfizer, 500mila Moderna, 1,3 milioni AstraZeneca. Questo darà nuovo fiato alle trombe per attuare il piano", ravviva le attese il Commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo in visita all’hub di Cagliari. Rassicurazione necessaria, perché governatori e assessori regionali paventano nuovi stop, specie se le dosi AstraZeneca infialate ad Anagni e poi spedite ad Anversa (altro assurdo che ruba cinque giorni alle inoculazioni) oggi non fossero consegnate in tempo. "Abbiamo fatto già 10 milioni di somministrazioni. Nelle Rsa è crollato il tasso di contagi e decessi. Abbiamo motivo di guardare con fiducia alle prossime settimane", dichiara il ministro della Salute Roberto Speranza, appeso – come tutti – alle bizze distributive di Big Pharma.