L’Italia produrrà Sputnik da luglio Ma l’Ue è scettica, scontro con Mosca

Bruxelles avverte: "Roulette russa senza il vaglio degli scienziati". La replica: "Si scusino". Accordo per produrre 10 milioni di dosi in Brianza

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di Chiara Pozzati

L’Italia ’inaugura’ lo Sputnik. A partire da giugno sarà la prima in Europa a produrlo in casa. Obiettivo: raggiungere quota 10 milioni di dosi entro fine 2021. L’annuncio ufficiale è arrivato ieri dalla Camera di Commercio italo-russa, che ha ribadito in una nota la valenza del "primo contratto europeo, che permetterà di avviare la produzione già dal mese di luglio e aiuterà a creare nuovi posti di lavoro" con l’obiettivo di arrivare a "10 milioni di dosi entro la fine dell’anno".

La conferma definitiva arriva in un martedì convulso, con l’Ocse che avverte: "L’Europa non è abbastanza efficace sui vaccini: bisogna produrre molto piu velocemente". L’operazione è frutto dell’accordo concluso dal Fondo russo che commercializza lo Sputnik (Rdif) con l’azienda svizzera Adienne Pharma & Biotech, che si metterà all’opera nello stabilimento di Caponago, in Brianza. Nonostante la fame di dosi e l’esito del recente studio reso noto dallo Spallanzani di Roma, che "ha confermato la produzione di anticorpi neutralizzanti nel sangue del 100% delle persone vaccinate con Sputnik V", l’Europa rimane scettica. Non si diradano infatti i dubbi sul siero anticovid espressi dall’Agenzia europea del farmaco (Ema). Tranchant è stata la presidente, Christa Wirthumer-Hoche, che ha definito l’utilizzo del vaccino, senza il vaglio degli esperti, una "roulette russa". Subito è scattata la secca richiesta di scuse pubbliche dell’istituto Gamaleya di Mosca, che produce il vaccino Sputnik V. "Queste dichiarazioni sollevano serie questioni su possibili interferenze politiche nell’esame in corso all’Ema – si legge sul profilo Twitter dedicato al vaccino russo –. Sputnik V è stato approvato da 46 nazioni, l’Ema non ha consentito dichiarazioni simili su nessun altro vaccino. Gli europei meritano una verifica imparziale come avvenuto in altri 46 Paesi – conclude il profilo – dopo aver rimandato l’esame di Sputnik V per mesi, l’Ema non ha il diritto di minare la credibilità di altre 46 autorità che hanno esaminato tutti i dati necessari".

Ufficialmente la Russia ha dichiarato che anche eventuali forniture di prodotti confezionati nel paese non potranno partire prima della seconda metà dell’anno. Però è più che plausibile che se l’Ema darà il suo via libera, il Cremlino ordinerà ai tecnici di fare di tutto per rifornire il Vecchio Continente. Non foss’altro per una questione di prestigio nazionale. Attualmente, le dosi russe vengono create in numerosi altri paesi: dal Venezuela all’India. Non solo: Sputnik ha incassato una seconda pubblicazione sulla prestigiosa rivista medica Lancet, dopo quella di settembre 2020. Secondo lo studio il vaccino è efficace al 91,6% contro le forme sintomatiche di Covid-19, convalidando le affermazioni degli sviluppatori dello scorso anno. Il vaccino è stato ben tollerato e ha funzionato anche negli anziani e contro nuovi ceppi del virus. Ma gli scrupoli europei continuano ad essere rinfocolati dai dati contraddittori che filtrano dalla Russia. La vicepremier Golikova ha dichiarato che 5 milioni di russi hanno ricevuto almeno una dose dello Sputnik e 2,5 milioni due dosi. Qualche giorno prima si parlava invece di 4 milioni. Un balletto di cifre che viene visto con inevitabile sospetto dall’Ema. In questo contesto, si sfila anche la Regione Lombardia, che prende le distanze ribadendo "la propria estraneità rispetto all’accordo citato, di cui è venuta a conoscenza solo in via indiretta tramite i media. Tale accordo risulta infatti esclusivamente di profilo di diritto privato tra i contraenti". Prima che la Regione Lombardia prendesse posizione con quella nota, il presidente della Regione Attilio Fontana aveva twittato: "Una notizia positiva!!". Salvo poi ritrattare dopo qualche ora: "Non possiamo decidere. Aspettiamo e vediamo – ha ribadito sul social –. Servirà l’autorizzazione di Ema"