L’Italia post virus Più pensioni che buste paga

Il dato choc: 220mila assegni pensionistici in più. Il punto di svolta durante il lockdown: lavoro giù.

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di Claudia Marin

Il numero delle pensioni supera quello delle buste paga in Italia. È uno degli effetti dell’emergenza Coronavirus, anche se l’erosione del lavoro a discapito dei pensionamenti va avanti da decenni come risultato dell’invecchiamento della popolazione e del calo demografico. Ma è certo che durante il lockdown è avvenuto il punto di svolta a causa della frenata delle assunzioni a fronte delle uscite per Quota 100 e non solo. Senza contare che, se nel novero si conteggiassero anche le casse integrazioni, il numero di lavoratori attivi sarebbe addirittura di sette-otto milioni inferiore al numero dei pensionati.

Ma, anche scontando il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali, secondo l’elaborazione dell’ufficio studi della Cgia di Mestre nello scorso mese di maggio coloro che avevano un impiego lavorativo sono scesi a 22,77 milioni di unità, mentre al primo gennaio 2019 gli assegni pensionistici erogati ammontavano a 22,78 milioni. Un numero che è sicuramente cresciuto sia per effetto dei pensionamenti ordinari sia a causa di quelli legati alle uscite anticipate per Quota 100. Il che porta a un incremento di circa 220mila unità da gennaio dell’anno scorso a oggi. Impietoso il confronto con la Germania: al primo gennaio il numero delle pensioni erogate è pari a 25,69 milioni a fronte di 38,72 milioni di lavoratori attivi.

"Il sorpasso è avvenuto in questi ultimi mesi - spiega Paolo Zabeo, coordinatore dell’ufficio studi -. Con più pensioni che impiegati, operai e autonomi, in futuro non sarà facile garantire la sostenibilità della spesa previdenziale che attualmente supera i 293 miliardi di euro all’anno, pari al 16,6 per cento del Pil. Con culle vuote e un’età media della popolazione sempre più elevata, nei prossimi decenni avremo una società meno innovativa, meno dinamica e con un livello e una qualità dei consumi interni in costante diminuzione".

Il fenomeno riguarda principalmente le regioni del Sud, con tutte le province a saldo negativo tra attivi e numero di pensioni, salvo qualche eccezione, mentre al Nord a rischio è la Liguria e al Centro Umbria e Marche. Il nodo del rapporto attivipensionati va ben oltre l’emergenza Coronavirus e l’invecchiamento della popolazione non è un problema solo italiano. Riguarda la stragrande maggioranza dei Paesi più avanzati economicamente.

Giappone e Germania, ad esempio, presentano degli indicatori demografici molto simili ai nostri. Ma è altrettanto vero che le regole previdenziali più favorevoli da noi e il differente contesto di crescita hanno accentuato il fenomeno in Italia. Basti pensare, per esempio, che la spesa pensioni è pari in Italia al 16,1 per cento del Pil a fronte dell’11,6 della Germania. Prima del Coronavirus.