"L’Islam moderato? Ormai non esiste più"

L’ex deputata di origini arabe Sbai: mi sono ricreduta, sta vincendo il radicalismo "L’Europa ha smarrito le proprie radici e gli estremisti trovano terreno fertile"

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"L’islamismo è politico. E va combattuto con le armi della politica. Attenti: i rischi sono soprattutto qui in Europa". Giornalista, già parlamentare del centrodestra, saggista, laureata in diritto islamico a Roma, Souad Sbai (nata in Marocco, ma cittadina italiana da anni) analizza il presente dopo gli ultimi e tragici avvenimenti.

C’è da aver paura...

"Dobbiamo ragionare freddamente e con passione. No, non è un paradosso, ma qualcosa di profondo, di vero".

Vale a dire?

"Il punto, molto semplice, è che nessuno deve morire. Nessuno deve piangere i propri cari, gli affetti più profondi. Per questo bisogna respingere l’estremismo e il terrorismo islamista in tutte le sue forme".

Indipendentemente dai motivi?

"Certo, a prescindere dai motivi".

Ma questo famoso ’Islam moderato’ esiste o è una chimera?

"Per un quarto di secolo ho portato questa bandiera con forza e orgoglio. Ora mi sto ricredendo, specie negli ultimi cinque anni. I moderati si stanno radicalizzando. Mi è capitato di vedere scene impensabili, come il non dare la mano alle donne. C’è, più in generale, un cambiamento di gestualità. Insomma, mi sto ricredendo".

Ma perché ciò avviene nei Paesi arabi?

"Ma io non parlavo dei Paesi arabi. Parlavo della nostra Europa. Della mia Europa. Io mi sento un’italiana di origine arabo-islamica. Non mi vergogno a dirlo. E credo che ci sia molto da lavorare, politicamente, per riportare le cose al rispetto fra la gente".

L’islamismo è ’uno Stato nello Stato’?

"Sì, purtroppo sì, proprio perché è un fenomeno politico. E questo ’Stato nello Stato’ si è già affermato in Europa".

Perché?

"In gran parte per un problema essenzialmente culturale: l’Europa, infatti, ha perso, ha smarrito le sue radici. Un terreno ideale per la penetrazione dell’islamismo".

Ma la Francia è stata lasciata davvero così sola dall’Europa?

"Sì, Macron e i cittadini francesi sono stati lasciati soli. Il discorso del presidente francese in cui riaffermava certi principi è sì laico, ma come se fosse stato ispirato da un esponente del mondo musulmano. Ci sono tutti elementi che irritano e fanno arrabbiare gli elementi radicali. Una cosa incredibile".

Insomma, siamo al ritorno delle guerre di religione?

"Macché, nemmeno per idea. La questione, non mi stancherò mai di ripeterlo, è tutta ed esclusivamente politica. Con un’avvertenza: nel mondo arabo non vogliono estremisti, ma ce ne sono tantissimi in Europa. Per un motivo molto semplice: tanti intellettuali sono stati uccisi, massacrati per creare un clima di terrore. Per questo l’Europa non deve rinunciare alle sue radici, alla sua identità. La soluzione si trova nei Paesi arabi come Marocco, Tunisia, Egitto, Algeria che hanno subito le conseguenze dell’estremismo radicalizzato".

Lei è più preoccupata per l’Europa che per i Paesi arabi?

"Mi pare evidente dalle cronache di questi ultimi anni. Qui sono radicalizzati, magari senza aver vissuto nelle nazioni arabe. E uscire da questo incubo è un’esigenza precisa, al di là delle strumentalizzazioni, che sentono gli arabi. Non mi convince l’immagine della piazze infuriate. L’Islam vuole che le moschee siano luoghi di preghiera. Non altro".

Però questo ’Stato nello Stato’...

"Esiste, eccome se esiste, e tutti ne dobbiamo trarne le conseguenze. Senza aver paura, ma amando la libertà".

Francesco Ghidetti