Sabato 20 Aprile 2024

L’ira di Bergamo: "Una strage annunciata"

Zona rossa negata in Val Seriana, i parenti delle vittime vogliono tutti i verbali: chiudendo prima si sarebbero salvate molte vite.

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di Francesco Donadoni

La rabbia che si aggiunge, ruvida e disperata, all’infinito cordoglio. Bergamo con la mancata zona rossa di cui tutta Italia, adesso, discute da quel drammatico, decisivo snodo dell’inizio di marzo. Quando nessuno si prese la responsabilità di chiudere i paesi della Val Seriana che si stavano trasformando in un enorme serbatoio di contagi che di lì a poco avrebbe mietuto migliaia di vittime. Sapere che il 3 marzo il Comitato tecnico scientifico caldeggiava "opportune misure restrittive già adottate nei comuni della zona rossa" anche per Alzano Lombardo e Nembro fa male.

Anche se in Procura, dove la pm Maria Cristina Rota indaga per epidemia colposa, quelle parole si conoscono da tempo perché sono scritte negli atti delle due inchieste aperte su quei tragici giorni. A tuonare è il presidente dell’ordine dei medici della provincia, Guido Marinoni, che ancora una volta ricorda che "era necessario chiudere quei paesi, andava bene farlo a marzo, si sarebbero salvate molte vite". Ma ricorda ancora di aver protestato per quella scelta mai assunta. "Già il 6 aprile scrivemmo una lettera alla Regione Lombardia – aggiunge Marinoni – in cui sottolineavamo che era stato un grave errore. In quei giorni ad Alzano, Nembro e nella vicina Albino, il mio paese, c’era già la percezione che stesse succedendo tutto, mentre fuori accadeva ancora poco. Poi si è scoperto che in quella zona c’era il ceppo più virulento. Se si fosse chiuso – continua – si sarebbe evitato di esportare l’infezione e far crescere l’epidemia. Quantificare cosa non sarebbe successo è difficile – conclude –, anche se nel capoluogo c’è il 20 per cento di sieropositività contro il 40 per cento della Valle Seriana".

Intanto, il ricordo di quei momenti è sale sulle ferite di chi ha perso familiari e amici nell’ecatombe del territorio più colpito dall’epidemia. Sulla vicenda interviene anche Consuelo Locati, legale del comitato ’Noi denunceremo’ che in due giornate dedicate a presentare esposti in Procura ha portato dai pm i casi di moltissime vittime Covid.

Locati però non è soddisfatta: "Svelare questi verbali? Una mossa inutile – attacca –. Rispetto alla mancata istituzione della zona rossa nella Bergamasca non sono importanti. Tutti sanno che l’aumento esponenziale dei contagi e dei decessi in quest’area comincia nei giorni immediatamente successivi alla scoperta dei due pazienti Covid nell’ospedale di Alzano Lombardo il 22 e il 23 febbraio. Noi pretendiamo – continua l’avvocato – che vengano desecretati i documenti e i verbali dal 22 gennaio e sino al 3 marzo, perché solo attraverso l’analisi degli elementi che emergeranno dai documenti di quei giorni, le persone apostrofate come ’quelli che continuano a uscire’ potranno darsi una spiegazione dell’immane sacrificio di vite umane. Solo attraverso quei verbali potrà emergere a chi attribuire le responsabilità delle omissioni che hanno portato a una strage annunciata e, riteniamo, consapevole da chi detiene il potere".

Il tema per i parenti delle vittime, insomma, non è appurare che si sia deciso di non chiudere, ma perché e sotto la responsabilità di chi questo sia avvenuto.