Sabato 20 Aprile 2024

L’imprenditore del Sud furioso "È stata una scelta senza motivo"

"Il lockdown totale per non creare disparità? Assurdo. Le aziende meridionali non fanno concorrenza al Nord"

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di Antonio Troise

È sconcertato, Gianluigi Cimmino, napoletano, a capo di Pianoforte Holding, società che controlla i marchi Carpisa (valigeria e accessori da viaggio) Jacked e Yamamay (intimo e costumi da bagno). Nel periodo più duro del lockdown lanciò l’hashtag #iorestoinazienda e decise di occupare le sue imprese per protestare contro le misure del governo sulla ripartenza. Ma ora, dopo le ultime notizie sui verbali desecretati del Comitato Tecnico Scientifico, non nasconde la sua rabbia: "Se davvero gli esperti hanno chiesto di non chiudere tutto il Paese e il governo non ne ha tenuto conto, siamo in presenza di una situazione surreale".

Può aver pesato l’esigenza di non creare disparità.

"Mi sembra una tesi paradossale. Quale concorrenza poteva mai venire dalle imprese del Sud? Operano in settori molto diversi rispetto alle fabbriche bergamasche o bresciane. Le dirò di più. Chiedere l’estensione del lockdown nel Mezzogiorno solo per motivi di opportunità politica mi sembra l’ultimo atto di un paese che si suicida da solo. Capirei, invece, se la mossa fosse stata dettata da altre esigenze".

Quali?

"Il timore, a esempio, che l’estensione dell’epidemia del Mezzogiorno avrebbe creato problemi drammatici, visto lo scarso numero di posti letto nei reparti di rianimazione. Sarebbe stata una richiesta non solo legittima, ma anche condivisibile. Chiudere tutto solo per ragioni egoistiche è sconcertante".

E, allora, perché il governo avrebbe deciso di estendere il lockdown nonostante il parere diverso degli esperti?

"Le ripeto, ho il sospetto che sia stata una scelta politica. Se le aziende restano chiuse e i disoccupati aumentano, guadagnano consensi solo i partiti che promettono sussidi e non lavoro vero".

Quanto vi è costato il lockdown?

"I conti li faremo alla fine, ma già oggi posso dirle che, come la maggior parte delle imprese, abbiamo avuto un calo del fatturato del 30%".

Che cosa non ha funzionato?

"Bisognava decidere entrando nel merito delle situazioni. Ci sono aziende di produzione che hanno spazi limitati e dove, quindi, non sarebbero state garantite le condizioni di sicurezza. Ma ci sono anche imprese più sicure anche rispetto alle nostre abitazioni. Invece, abbiamo generalizzato il massimo livello di emergenza".

E ora?

"Continuiamo a sbagliare. Sono in aeroporto, agli imbarchi ci sono assembramenti come se il virus non esistesse più. Ma è aperto solo un gate su tre. Bisognerebbe, invece, avere regole certe e coerenti".