"È un momento delicatissimo. In un paio d’ore ho trovato la casella elettronica piena. Sempre la stessa domanda: fino a che punto posso fidarmi del vaccino?". Guido Forni, classe 1944, immunologo di lungo corso e chiara fama, storico docente all’università di Torino, accademico dei Lincei, dà corpo al disorientamento di moltissimi italiani. Difende i vaccini a ragion veduta. Ma lo stop dell’Agenzia del farmaco ad AstraZeneca colpisce profondamente anche lui che fa parte del comitato di vigilanza.
Vaccino Astrazeneca sospeso anche in Francia, Spagna e Germania
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Professore, il sospetto dilaga: qual è la sua posizione di scienziato?
"Il sospetto non è una prova, ma ormai AstraZeneca è marchiato emotivamente. La gente non si fida. Anche se verrà scagionato dall’inchiesta dell’Ente europeo sarà dura restituirgli credibilità. E questo è un guaio che non ci voleva".
Un vaccino finito nel mirino fin dall’inizio?
"La sua storia è tormentata. L’idea di base è geniale: usare come vettore l’Adenovirus dello scimpanzè, seguendo l’intuizione del professor Cortese scomparso nel 2017. Gli studi preclinici sulla risposta immunitaria sono stati molto accurati e hanno dato risultati brillanti. AstraZeneca pareva la risposta ideale al Covid: Europa e Gran Bretagna hanno puntato forte sul suo sviluppo. Poi qualcosa è andato storto".
Che cosa?
"La fase tre è stata disastrosa, almeno dal punto di vista dell’eco. L’errore della doppia dose. Le elaborazioni discutibili. Le fazioni contrapposte di oppositori e difensori d’ufficio. Logico che le persone comuni fossero prevenute. Poi queste morti: tutte da verificare, ma il dubbio si è insinuato".
Si arriverà alla verità velocemente?
"Siamo mobilitati. La riunione degli esperti Ema e Aifa è convocata. Ma non sarà semplice capire che cosa è successo realmente".
Non solo vittime. Tra gli eventi avversi di AstraZeneca ci sono embolie e trombosi?
"In questo senso i punti interrogativi stanno quasi a zero: i casi registrati sono numeri infinitesimali".
Ammettiamo per ipotesi che ci sia stato un buco: in quale passaggio?
"Non credo a un errore nella conservazione del vaccino. Più verosimile la possibilità di un lotto nato male, magari dovuto alla delocalizzazione dei siti di produzione".
C’è chi pensa: se AstraZeneca costa meno degli altri, vuol dire che è un vaccino di serie B. Corretto?
"Niente affatto. Il costo ridotto è una scelta nobile del colosso anglo-svedese che ha deciso di non guadagnare sul brevetto".
È l’unico vaccino a essere entrato nella lista dei soliti sospetti?
"In Norvegia sono morti tre anziani dopo l’inoculazione del siero Pfizer. Si è scoperto più tardi che non c’era nesso di causa, semplicemente a una certa età si è più fragili e si muore".
Come valuta Johnson & Johnson e Sputnik?
"Stessa tecnologia di Astrazeneca. La differenza sta nell’Adenovirus umano".
Una delle obiezioni è: questi vaccini sono arrivati troppo in fretta. È vero?
"I ricercatori hanno compiuto uno sforzo collettivo senza precedenti nella storia dell’umanità: i vaccini Pfizer e Moderna erano pronti cinque giorni dopo l’identificazione della struttura genetica del virus, c’è voluto più tempo per i test e la produzione. È stata messa in campo una tecnologia inesplorata, almeno a livello industriale. Con risultati eccellenti: questo va rimarcato davanti al turbamento dell’opinione pubblica".
Resta la domanda iniziale: fino a che punto possiamo fidarci?
"Non lo so e non lo sa nessuno con certezza. Elenco però dei dati oggettivi. Non abbiamo farmaci specifici contro il virus. I vaccini proteici tradizionali arrivano lentamente e saranno meno efficaci di quelli innovativi. Israele insegna che la gente non muore più da quando sono stati inoculati i vaccini basati sul Dna. E a maggio l’Ema darà via libera al CureVac tedesco basato sull’Rna messaggero. Questi sono al momento la nostra unica speranza".
Lei ha 77 anni: è stato vaccinato?
"Mi sono appena registrato sulla lista della Regione Piemonte: appuntamento fissato per AstraZeneca. Aspetterò".