Venerdì 19 Aprile 2024

L’ideologia non crea posti di lavoro

Chiusi nelle ridotte di un’ideologia dirigista da socialismo reale, i grillini si tengono aggrappati alle loro bandiere del reddito di cittadinanza e del cosiddetto decreto Dignità come se nel frattempo non fosse cominciata la più grave recessione economica e sociale dal Dopoguerra. Ma se la misura per garantire un sussidio ai più disagiati, pur fallimentare e fallita per molteplici aspetti, ha almeno l’effetto congiunturale di alleviare uno stato di bisogno di migliaia di famiglie, la rigidità persistente sui vincoli per i contratti a termine e in somministrazione ha solo l’effetto di frenare, se non di impedire, anche quel minimo di ripresa dell’occupazione che possiamo attenderci in queste settimane.

Il Decreto Dignità è stato il vessillo sventolato fin dall’inizio del governo giallo-verde da Luigi Di Maio per dimostrare la natura "sociale" del Movimento non tradita dall’alleanza con la Lega. Peccato che l’occupazione (e tantomeno quella stabile) non si crea per legge, ma le regole possono ampiamente distruggere o limitare le spinte delle imprese ad assumere. E così è stato: il pacchetto grillino ha prodotto l’accelerazione della stabilizzazione dei contratti temporanei delle professioni medio-alte, di quei rapporti che erano intrinsecamente stabili perché "forti" nelle competenze. Mentre ha generato un’ulteriore precarizzazione dei segmenti e dei profili meno appetibili del mercato del lavoro: è l’effetto vortice dei contratti a termine attraverso mille imprese.

Ci si sarebbe attesi un atto di riflessione critica, se non di resipiscenza. I vertici del Pd, nuovi alleati nel governo giallo-rosso, non lo hanno chiesto, i grillini non lo hanno fatto. Quel che è peggio, però, è che neanche l’emergenza Coronavirus ha indotto un minimo valutazione sull’estremismo regolatorio dell’ormai vecchio Decreto. Anzi, nel tentativo di dare qualche risposta al mancato rinnovo di almeno 500 mila contratti a termine, la maggioranza attuale ha finito per generare nuovi mostri. Da un lato, si è introdotta una inutile deroga ai vincoli di quel provvedimento valida solo fino ad agosto, dall’altro si è stabilita un’irrazionale e dannosa proroga automatica dei contratti a termine per lo stesso periodo di cassa integrazione utilizzata: a spese di imprese dissanguate. Pasticci su pasticci che hanno il solo effetto di paralizzare le assunzioni possibili e di confermare una volta di più la tesi del compianto Marco Biagi: "Nessun incentivo economico potrà mai compensare un disincentivo normativo".