Giovedì 18 Aprile 2024

"L’ho ucciso io". E lo salva dall’ergastolo

Colpo di scena nel processo all’operaio moldavo residente a Vicenza ed estradato in Germania. Il suo accusatore confessa il delitto

Un incubo burocratico e processuale durato anni, tra Italia e Germania, per una inesistente accusa di omicidio. E proprio quando la condanna sembra inevitabile, inaspettatamente, arriva il lieto fine, sotto forma di confessione del vero omicida.

Al centro c’è Serghei Nilov, moldavo, 60 anni, che vive in Italia, a Schio, in provincia di Vicenza, dai primi anni Duemila. L’odissea processuale e di vita di Nilov inizia nel 2019. Lui, impiegato in un’impresa locale, è apprezzato e conosciuto da tutti come una brava persona e gran lavoratore.

Lo stupore, anche da parte dei Carabinieri, è grande quando vedono arrivare un mandato di cattura dell’Interpol per Nilov: l’uomo viene accusato di aver ucciso l’imprenditore edile Frank Eberl, freddato il 3 marzo del 1998 a Berlino. Dunque, vent’anni prima: Nilov si trovava in Germania e aveva effettivamente lavorato per un periodo con Eberl. Ad accusarlo il connazionale Vaeceslav Andrieco. Fatto sta che, nel marzo di due anni fa, Nilov sconta i primi 40 giorni di prigione. A liberarlo solo un vizio di forma rilevato dalla Corte d’Appello di Venezia, che si accorge che mancava la necessaria domanda di estradizione. È solo il primo round, per lo sfortunato moldavo. Nonostante la difesa degli avvocati Claudio Mondin e Matteo De Meo, infatti, nel luglio 2020 viene spiccato un altro mandato di arresto. Torna in cella a Vicenza e, poco dopo, viene estradato in un carcere di Berlino. Per lui la situazione si complica, anche perchè il suo accusatore Andrieco si trova in Gran Bretagna e ci sono poche speranze che lasci il Paese per farsi controinterrogare.

L’incredibile, però, accade: Andrieco non solo vola a Berlino, ma mercoledì scorso si presenta in aula. E si autoaccusa: "Sono venuto qui con un biglietto di sola andata, sono io l’assassino di Eberl". A chiedergli di far fuori con tre colpi di pistola la vittima, sarebbe stato un socio di origine inglese al quale l’imprenditore avrebbe venduto la ditta, senza però ripianare i debiti rimasti. Andrieco avrebbe rifiutato una prima volta, ma in seguito avrebbe accettato di farsi esecutore della spietata vendetta. Ancora ignote le ragioni del perchè avesse accusato Nilov. La confessione scagiona l’operaio, ormai rassegnato all’inevitabile ergastolo per un delitto che non aveva mai commesso. Venerdì la sentenza definitiva: Nilov è stato assolto con le scuse ufficiali della Corte e della pm, che è andata ad abbracciarlo. Un happy end che non cancella il torto subito: l’operaio ha passato 320 giorni in cella, una sessantina a Vicenza e il resto a Berlino. Almeno, ora, Nilov è tornato a casa a Schio.

red. pol.