Giovedì 25 Aprile 2024

L’ex cardinale reagisce e sfida Francesco "Non vorrei che lo stessero manovrando"

Convoca i giornalisti e lancia messaggi: "Il primo a chiamarmi Parolin, il Papa poverino soffriva quando giovedì mi parlava". Respinte una per una le accuse. "Non ho arricchito la mia famiglia, volevo solo aiutare la Sardegna. Sono oggetto di vendetta"

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di Nina Fabrizio

Il clergyman come sempre, la croce al collo alla stessa maniera in cui la portava da nunzio a Cuba sotto Fidel, quando girare con la croce al collo già voleva dire quanto meno attirare l’attenzione dei castristi. Angelo Becciu, dimissionato giovedì sera dal Papa con modalità spicce e del tutto inconsuete, si è presentato ieri mattina ai giornalisti in una conferenza stampa improvvisata, in certi tratti dai toni drammatici, convocata in tutta fretta per dire la sua verità: "Sono accusato di peculato ma mi sento stralunato. Un momento prima sono fedele esecutore del Papa, un momento dopo non lo sono più".

Da parte sua c‘è subito l’ammissione: "Sì ho dato 100mila euro ad una cooperativa della Caritas di Ozieri di cui è responsabile mio fratello Tonino ma come Sostituto della Segreteria di Stato potevo farlo e non ho mai privilegiato la Sardegna, la mia terra e oltretutto i soldi sono ancora lì, inutilizzati finora".

Passa al contrattacco don Angelo. Ai giornalisti si premura subito di far sapere di aver ricevuto ieri mattina, fresco di siluramento, persino la telefonata di solidarietà dell’attuale Segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin, proprio il superiore che avrebbe dovuto rivedere tutte le carte degli investimenti del dicastero dove Becciu è stato numero due dal 2011 al 2018.

Becciu era nel suo mirino da almeno un anno. Da quando Francesco ha scoperto che all’epoca in cui era Sostituto, Becciu ha gestito, insieme all’ ex capo dell’ufficio amministrativo, monsignor Perlasca, la compravendita di un immobile di lusso a Londra. Di per sé, non un fatto nuovo nella vita interna al Vaticano: si investe a Londra dai tempi di Pio XII che maneggiò molto bene la liquidazione ricevuta da Pio XI con il Concordato.

Il peccato mortale di Becciu è stato di non aver riferito puntualmente al Papa di quell’operazione. Ieri il cardinale sfiduciato, come era accaduto finora solo per i pedofili, era un fiume in piena: "Non vorrei che il Papa fosse manovrato ma io gli sono fedele. Quando giovedì mi parlava, poverino, si vedeva che soffriva. Mi ha lasciato l’appartamento. Sono a disposizione della Guardia di finanza e degli inquirenti per chiarire tutto. Non sono stato convocato da nessuno di loro finora. Quei 100mila euro, è vero, li ho destinati alla Caritas. È nella discrezione del Sostituto assegnare delle somme dai fondi riservati alle Caritas per sostenere varie opere. In 7-8 anni non avevo mai fatto un’opera in favore della Sardegna. So che nella mia diocesi c’è un’emergenza, soprattutto in termini di disoccupazione, per questo motivo li ho indirizzati lì". Triste, stanco, ma anche ancora combattivo e pure spregiudicato, avendo oscurato con la sua chiamata alla stampa il messaggio del Papa all’Onu, si sfoga completamente: "Mi sembra tutto surreale. Non voglio sfidare il Papa ma ho diritto alla mia innocenza".