"L’Europa non tocchi la messa di Natale". Il vescovo: la nostra fede è sotto attacco

Monsignor Camisasca contro Bruxelles: "Non ha diritto di chiedere lo stop delle celebrazioni. Così si perde anche il senso della laicità"

Il vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca (Dire)

Il vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca (Dire)

Sulla celebrazione della messa di Natale l’Europa prima fa l’incendiaria e poi il pompiere. All’indomani della raccomandazione da parte della Commissione europea di evitare la liturgia eucaristica natalizia, per scongiurare fatali assembramenti in piena pandemia, è la stessa Bruxelles, impegnata nella stesura delle linee guida anti-Covid durante le feste, a gettare acqua sul fuoco. La Commissione europea "non intende proibire alcuna funzione religiosa", né avrebbe "la competenza per farlo", al contrario "la libertà di culto è prevista dalla Carta dei diritti fondamentali", precisa il portavoce dell’esecutivo Ue, Stefan de Keersmaecker.

Nuovo Dpcm Natale, Speranza: "Vaccino gratis per tutti e divieto spostamenti"

Polemica rientrata, allora? Niente affatto visto che la prima, avventata sortita europea ha lasciato (eccome) il segno nel mondo cattolico. Ne sono prova le parole del vescovo di Reggio Emilia, il 74enne Massimo Camisasca, fondatore della Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo, ramo clericale di Comunione e liberazione. "Quanto dichiarato inizialmente dalla Commissione mi ha molto stupito – rileva il presule –, l’Europa non ha alcuna competenza per raccomandare alle Chiese la sospensione della messa di Natale. Sarebbe un’incursione inaccettabile nella sfera religiosa. Non riesco più a capire in che direzione stia andando la laicità dello Stato. Da tempo è in atto un progetto culturale per marginalizzare la fede".

Pensa che la si voglia ridurre al privato?

"Credo proprio di sì. La fede però non si esaurisce nel solo rapporto fra il singolo e Dio. Essa ha in sé un valore sociale, aggregativo, creatore di carità e speranza. E questo è un bene che ogni autorità civile dovrebbe avere a cuore e proteggere".

La secolarizzazione nasce con la Rivoluzione francese che vide papa Pio VI rapito e poi sepolto in esilio come un semplice cittadino (1800). Più recentemente questo processo ha ripreso slancio, col mancato riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa?

"I fenomeni storici mutano nel tempo, anche se presentano una qualche continuità. La marginalizzazione della fede della fine del ’700 fu anche una reazione alle guerre di religione che avevano insanguinato l’Europa. Oggi, più che una rivoluzione armata, ne è in corso una culturale che tende a ridurre la fede all’opinione di singoli un po’ fuori dal mondo. Dio è diventato irrilevante nella storia dell’Europa e questo non mi pare che abbia fatto bene alla nostra società. Non dimentichiamo che la Commissione europea è l’erede del lavoro di De Gasperi, Adenauer e Schuman che hanno unificato il Vecchio Continente partendo dalla tradizione ebraico-cristiana per evitare nuovi conflitti fra i popoli".

Ma lei crede davvero che questa Europa sia ancora cristiana?

"No, penso che non lo sia più, ma resta il fatto che è ancora fortemente intrisa di cristianesimo".

Tanto basta per rilanciare il dibattito pubblico sulle radici giudaico-cristiane del Vecchio Continente?

"Non ci sono più le condizioni politiche. Però, resto convinto che l’Europa o fa pace con la sua storia, non solo cristiana, ma anche giudaica e illuminista, oppure è destinata a fallire. Ha un’identità plurale. Smarrire la sua componente cristiana le preclude il futuro".

Essere cristiani significa anche difendere la vita e la salute di tutti. Non pensa quindi che l’Europa faccia bene a salvaguardare questi principi?

"La Chiesa, come qualsiasi realtà che si muove nel contesto sociale e civile è tenuta a prestare la massima attenzione alle norme di sicurezza. Proprio per averle seguite le nostre celebrazioni sono luoghi sicuri. Come dico con una battuta ai fedeli: ’Se uno non vuol prendere il Covid, venga in chiesa’. Tra distanziamento sociale, ingressi contingentati e igiene, le chiese sono luoghi sicurissimi. Ogni domenica e anche a Natale".

Hai già un abbonamento?
Questo articolo è riservato agli abbonati

Accedi senza limiti a tutti i contenuti di iltelegrafolivorno.it e dei siti collegati.Naviga senza pubblicità!

ABBONAMENTO SETTIMANALE

2,30 € 0,79 € a settimanaper le prime 24 settimane. Addebito ogni 28 giorni.
Nessun vincolo di durata. Disdici quando vuoi
mese
anno