L'economista Maggioni: "Colossi on line troppo potenti: vanno regolati"

Il docente della Cattolica: "Consumatori e lavoratori sono schiacciati dal potere di mercato e contrattuale di questi grandi soggetti"

L'economista Mario Maggioni

L'economista Mario Maggioni

"Quello che accade in Amazon è un altro esempio della faccia oscura della Rete. Mentre nelle piattaforme di sharing economy, però, c’è un problema di tutela dei diritti sì dei consumatori ma soprattutto dei lavoratori, ed è la condizione classica dei rider, nel caso dell’e-commerce e di Amazon il tema è quello di un potere di mercato eccessivo che si manifesta nei confronti di più soggetti". A spiegare il contesto complessivo dello sciopero italiano (e non solo) nella multinazionale dell’e-commerce è Mario A. Maggioni, professore ordinario di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, autore del saggio La sharing economy, Chi guadagna e chi perde (Il Mulino).

Che cosa significa oggi il potere di Amazon?

"Il potere di mercato eccessivo di Amazon lo vediamo innanzitutto nei confronti dei consumatori: nel senso che ormai è nella esperienza di tutti puntare su Amazon come prima intuizione su dove cercare un determinato oggetto, tanto più se ci rivolgiamo a un motore di ricerca. Dall’altro lato, dobbiamo considerare il monopolio della multinazionale nei confronti dei produttori dei beni come canale distributivo".

E così arriviamo ai lavoratori. Qual è la posizione del colosso Usa?

"È quella di un soggetto forte, spesso unico, nell’acquisto dei servizi professionali nei confronti dei lavoratori più deboli. Questo fenomeno è stato molto rilevante in passato negli Stati Uniti, mentre in Italia, per capire di che cosa parliamo, possiamo fare riferimento alla campagna pubblicitaria realizzata da Amazon per reclutare mano d’opera, in cui sostanzialmente viene presentata come valore positivo l’idea di riuscire a lavorare per Amazon anche senza grandi qualifiche oppure con storie personali che raccontano di una condizione di marginalità nel mercato del lavoro. Insomma, Amazon si presenta come una seconda possibilità. Ma, questa seconda possibilità non è senza risvolti negativi, perché non esistono pasti gratis".

Il rovescio della medaglia o il prezzo da pagare è quello delle condizioni di lavoro logoranti o stressanti?

"Certo. E il tema interessante in generale è come poter porre un freno all’abuso di potere di mercato che queste grandi imprese hanno nei confronti di tanti soggetti".

Quali strumenti si hanno?

"Una possibilità in campo è quella dello sciopero degli acquisti, un boicottaggio insomma, tecnica con la sua storia e che sempre di più mette il consumatore in grado di poter esprimere un giudizio anche etico e morale attraverso i propri acquisti. A maggior ragione quando i lavoratori fanno appelli in questo senso. Naturalmente parliamo di numeri e il successo di uno sciopero dipende dall’adesione. Il che non toglie che rimane comunque valida la via di un intervento regolatorio dello Stato in materia di lavoro e di concorrenza".