L’arte non cura Ma fa bene all’anima

Davide

Rondoni

arte non cura, anche grandi artisti muoiono con il Covid. Ho perso, in un giorno solo, un amico caro, Giovanni Gastel, e un simpatico mito, Raoul Casadei. E tanti altri, meno noti, sono andati. Una marea di morte che non risparmia l’arte. E allora a che serve questa nostra specialità italiana, questo vanto spesso retorico di bellezza? Forse hanno fatto bene a tener chiusi musei, teatri eccetera. Tanto a che serve la bellezza e una vita spesa, come quella di Giovanni, per onorarla con l’opera e lo stile di vita, se poi un morbo cinese del cavolo ti fiacca, ti elimina o cosí sembra? La mente e il cuore sono inquieti per queste domande. Eppure quanti slogan superficiali, "andrà tutto bene", "l’Arte cura". Hanno pure lanciato l’idea che si dovessero riaprire i musei per trasformarli in ambulatori. Come per far capire che l’arte è utile, se ospita il vaccino. Quando ho visto l’adesione a questa idea di vari musei importanti, ho capito che abbiamo un problema. Vogliono piegare l’arte a una utilità "sanitaria", bio-fisiologica. Utile per la nuova ideologia, visto che le vecchie non funzionano più. Renderla una branca del benessere. Poca differenza tra una Spa per il wellness e una galleria d’arte? Ma la morte di Gastel arriva come lama, giudizio lucente e, come era lui, gentile ma fermo.

L’arte non cura, non salva, non medica. Fa bene all’anima viandante non ai polmoni. Ma se siamo la prima civiltà che pensa di non aver l’anima, solo mente e corpo, l’arte deve diventare salute per aver lasciapassare nel nuovo ordine Biopolitico. Giovanni, uomo e artista alla ricerca della bellezza, lo sapeva. Ne parla nelle poesie e nel nostro libro-dialogo, ’Dare del tu alla bellezza’, in cui traspare la sofferta inquietudine che porta gli artisti a cercare nella bellezza un farmaco ma dell’anima, un invito a viaggiare a ciò che Dante chiama l’ultima salute. Tu, Giovanni hai fatto questo viaggio.