Giovedì 18 Aprile 2024

L’allarme: sieri meno efficaci sulle varianti

L’istituto superiore di sanità: eppi brasiliani e sudafricani più resistenti. E il Covid lungo provoca la fatica cronica

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Al momento sono tre le varianti che vengono attentamente monitorate e che prendono il nome dal luogo dove sono state osservate per la prima volta. Lo scrive nelle Faq dedicate alle varianti del Sars-CoV-2 l’Istituto superiore di sanità. In tutti e tre i casi il virus presenta delle mutazioni sulla cosiddetta proteina ‘spike’, che è quella con cui il virus si attaccà alla cellula. "Al momento i vaccini sembrano essere pienamente efficaci sulla variante inglese, mentre per quella sudafricana e quella brasiliana potrebbe esserci una diminuzione nell’efficacia", scrive l’Iss rispondendo alla domanda se farmaci e vaccini funzionino anche sulle varianti. "Diversi studi sono in corso per rispondere alla domanda", precisa l’Iss.

E ci sono anche novità sugli effetti del virus. Dolori muscolari, pulsazioni e pressione irregolari, e soprattutto uno stato di profonda stanchezza. Questi sintomi sono tipici di chi soffre del cosiddetto ‘long Covid’, che non riesce a guarire, ma ricordano molto quelli di un’altra patologia, la sindrome da fatica cronica.

L’ultimo studio a ipotizzare una connessione è stato pubblicato su Frontiers in Medicine da alcuni ricercatori del Karolinska Institute e dell’università di Uppsala, e afferma che alcuni pazienti rimangono più a lungo in terapia intensiva perché si scatenano gli stessi meccanismi biologici alla base della malattia. In particolare, spiegano gli autori, la sindrome post Covid in chi è stato in terapia intensiva sarebbe causata dalla soppressione di un ormone prodotto dalla ghiandola pituitaria, da un ‘circolo vizioso’ tra infiammazione e stress ossidativo delle cellule e da una bassa funzionalità di un ormone della tiroide, problemi già osservati in chi ha la fatica cronica.