Martedì 23 Aprile 2024

L’albero che ha sconfitto due guerre e la morte

Il Belgio celebra la tenacia di un castagno di 160 anni: ha resistito ai bombardamenti di Ypres, al secondo conflitto e alla caccia al legname

Migration

Parigi, 22 ottobre 2020 - È sopravvissuto a tutto. Alle granate, agli obici e ai gas tossici della Prima guerra mondiale. Alle bombe, agli incendi e ai carri armati del Secondo conflitto. Non si è lasciato piegare dai fulmini, dalle tempeste, dalle frane, nemmeno dalle scuri dei paesani che avevano bisogno di legna per scaldarsi.

È la storia di un albero invincibile. Si trova in Belgio, a Ypres, città fiamminga delle Fiandre a nord di Lilla famosa nel Medioevo per i broccati e in tempi più recenti per aver dato dato il nome all’iprite, il terribile "gas mostarda" che venne usato per la prima volta dalle truppe tedesche nel 1915 proprio a Ypres. È alto 20 metri. Robustissimo, imponente. Il tronco ha una circonferenza di 9 metri. La sua chioma verde larga 30 metri offre dall’alto refrigerio a chi fa una sosta. È l’unico esemplare rimasto in vita di un bosco di castagni piantato 160 anni fa a ridosso di Ypres, quando parte delle vecchie fortificazioni costruite da Vauban vennero smantellate per lasciar posto ad un parco.

Un sondaggio online lo ha eletto ’albero dell’anno’: un riconoscimento alla tenacia. "Questo albero è un monumento, un inno alla vita. Nasconde in sé il segreto di una straordinaria capacità di sopravvivenza", ha commentato il borgomastro di Ypres. Fra un anno il castagno belga sarà in gara contro altri 15 per la scelta dell’albero europeo dell’anno". Con la grinta che ha, potrebbe farcela…

Un secolo fa era soltanto un ceppo bruciacchiato. La guerra che infuriava in quella zona delle Fiandre aveva devastato uomini e paesaggi. Fra il 17 aprile e il 24 maggio 1915 i bombardamenti tedeschi ridussero Ypres in cenere. Pioveva sempre, c’era fango dappertutto. Ogni giorno le nuvole tossiche di gas iprite portavano la morte fra i soldati. Migliaia di corpi restavano insepolti nei crateri aperti dagli ordigni. In 37 giorni morirono 58mila soldati britannici, 35mila tedeschi, 10mila francesi, 2mila belgi. Tutti pensavano che fosse morto anche l’albero: e invece no, le sue radici avevano resistito e portavano ancora nutrimento. Nel giro di qualche mese dal tronco spezzato e annerito spuntarono germogli e foglie. Un miracolo.

Trent’anni dopo, con la Seconda guerra mondiale, le scene di orrore si ripeterono attorno a Ypres, ma questa volta il vero pericolo per il castagno non veniva tanto dalle bombe, quanto dai contadini che morivano di freddo e cercavano legna da ardere. Provarono a segare i rami, ma si accorsero subito che, poiché l’albero sorgeva in pendenza su un terreno franoso, c’era il rischio che crollasse sulle case. Salvato per la seconda volta, l’albero di Ypres celebra oggi la vittoria. Sembra insegnarci che non bisogna mai arrendersi, che bisogna vivere e resistere, credere nella metafora dell’immortalità e nella ciclicità dell’esistenza. Non dicevano i filosofi antichi che l’albero è il collegamento fra cielo e terra, fra mondo reale e mondo spirituale? Le radici sono il legame con le origini, il tronco è il presente, la chioma è il futuro che porterà i suoi frutti. Anche se ne ha viste di tutti colori, anche se ha 160 anni, il castagno di Ypres è ancora giovane e pieno di energie…