Giovedì 18 Aprile 2024

Nuovo Dpcm Covid, l’affondo di Bonomi: governo impreparato

Il presidente di Confindustria: "Noi certe cose le dicevamo ad aprile. Sulle nuove misure, è mancata la concertazione con le categorie"

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Presìdi agguerriti, come quello di ieri a Piazza Montecitorio, fino all’incontro con lo stesso premier Giuseppe Conte. E siamo solo all’inizio. Tutte le categorie colpite dalle nuove chiusure per l'emergenza Coronavirus non ci stanno e sono sul piede di guerra, pronte a mobilitarsi (la Fipe Confcommercio sarà in piazza il prossimo 28 ottobre) "per non chiudere per sempre", come hanno spiegato senza mezzi termini allo stesso Presidente del Consiglio.

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Ristoratori, baristi, operatori turistici, delle filiere degli eventi e delle fiere, artigiani, commercianti, ma anche attori e lavoratori dello spettacolo e dello sport: il grido d’allarme è unanime e comune. E suona con un vero ultimatum all’esecutivo: o arrivano a stretto giro ristori e incentivi o è la fine. Con tutto quel che significa: a cominciare dal rischio che la protesta diventi rivolta sociale.

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A farsi portavoce del drammatico malessere diffuso, reso esasperato dal ritorno dei divieti dopo la terribile primavera scorsa, di almeno 350 mila imprese e attività economiche, secondo la quantificazione del Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, è innanzitutto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. "Faccio fatica a capire qual è la direzione", commenta, mettendo in fila i numeri del disastro complessivo del 2020 sul fronte economico: le previsioni dell’ufficio studi di Confindustria, per gli effetti del Dpcm ultimo, passeranno dal -10 per cento "al -11-12%, con un danno per l’economia di 216 miliardi, superiore ai fondi del Recovery Fund". Per arrivare ad accusare il governo di impreparazione: "Noi certe cose le dicevamo ad aprile. Adesso dopo sei mesi siamo ancora qua fermi. Ci siamo fatti cogliere impreparati e questa volta lo sapevamo". Nel mirino del leader degli industriali c’è sia la mancata concertazione con le categorie sulle nuove misure sia lo scontro Stato-regioni.

Certo è che a sentire il peso tragico delle nuove restrizioni sono innanzitutto i pubblici esercizi: a partire dal settore della ristorazione, che si prepara a pagare "altri 2,7 miliardi di euro", avvisano dalla Fipe-Confcommercio, che senza "contemporanee e proporzionate compensazioni di natura economica", teme che le nuove misure si traducano nel "colpo di grazia per i pubblici esercizi italiani", già in crisi. Dall’inizio del lockdown il settore del commercio ha perso "24 miliardi di fatturato. E con le attuali nuove limitazioni potrebbero perdersi 470 milioni al mese, con il rischio chiusura per 50 mila imprese", sottolinea il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, chiedendo "indennizzi proporzionati alle perdite subite". E sulla stessa linea sono le stime di Confesercenti.

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