"Kobe era morto e io l’ho saputo dai social"

La vedova Bryant fa causa alla contea di Los Angeles per le foto scattate sul luogo della tragedia. La replica: fatele una perizia psichiatrica

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Vanessa Bryant ha saputo della morte del marito Kobe e della figlia Gianna dai post sui social media. A raccontarlo è stata la stessa vedova della leggenda del basket mondiale nella sua deposizione alle autorità della contea di Los Angeles, alle quali la donna ha fatto causa per le foto scattate sul luogo dell’incidente e poi condivise. Alla signora Bryant era stato infatti assicurato che l’area dell’incidente sarebbe stata messa sotto stretto controllo in modo da evitare che nessuno potesse fare foto. Una promessa però disattesa che l’ha esposta a un forte stress emotivo: le foto infatti sono state diffuse online finendo più volte sotto gli occhi della donna. Da qui la decisione della causa.

Lo scontro legale è ormai entrato nel vivo e si sta consumando sulla richiesta di perizia psichiatrica chiesta dalle autorità di Los Angeles nei confronti di Vanessa. Esami ai quali i legali della donna si oppongono definendoli "una crudeltà", come hanno spiegato nel corso di un’udienza nei giorni scorsi durante la quale la vedova ha testimoniato raccontando il giorno più brutto della sua vita, quel 26 gennaio 2020.

Era domenica ed era a casa con due dei figli quando intorno alle 11.30 del mattino un assistente familiare bussò alla porta e le comunicò l’incidente precisando però che c’erano cinque sopravvissuti. Vanessa chiese se Kobe e Gianna erano fra questi ma l’assistente le rispose di non sapere nulla al riguardo. Mentre cercava di contattare il marito iniziò a ricevere notifiche sul cellulare con ‘R.I.P. Kobe’, riposa in pace Kobe.

Prima ancora che la notizia le fosse comunicata ufficialmente, la signora Bryant corse in aeroporto nel tentativo di salire su un elicottero che la portasse sul luogo dell’incidente, ma non ci riuscì perché le condizioni meteorologiche non garantivano la sicurezza del volo. Quindi salì in auto con un manager dei Lakers e raggiunse il luogo dell’incidente: fu a quel punto che le comunicarono ufficialmente della morte di Kobe e Gianna, e lei chiese esplicitamente che nessuno scattasse foto. La vedova ha quindi raccontato di aver prelevato dall’area gli abiti del marito e della figlia: "Se i vestiti rappresentano le condizioni dei loro corpi, non posso immaginare come qualcuno possa essere così perfido da diffonderne le foto come se fossero animali sulla strada".