Kim tra i militari vestito da Top Gun Il lancio del missile sembra un film

Video montato al rallentatore con colonna sonora: il dittatore arriva, guarda l’orologio e poi dà l’ok

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di Riccardo Jannello

Chissà se nella testa di Kim Jong-un non ci sia anche il desiderio di fare l’attore e di costruire in Corea del Nord una nuova Hollywood. Da quanto appare nel video di poco più di tre minuti diffuso dall’agenzia statale Kcna sul lancio del missile balistico Hwasong-17, il "mostruoso", avvenuto giovedì quando in Italia era l’alba e la cui corsa dopo 1.090 chilometri è sprofondata nel Mar del Giappone – causando una veemente reazione di Tokyo – si direbbe proprio di sì. Girato con effetti in slow motion, il video sembra il trailer di un film americano, il remake di "Top Gun".

Il dittatore appare vestito da bulletto di periferia con un giubbotto di pelle nera come il colore dei calzoni e con tanto di occhiali da sole che si toglie al momento giusto come se un regista lo dirigesse su un set, magari lui stesso vista l’abbondante, in tutti i sensi, vanità che lo contraddistingue. Con studiatissime movenze alla Tom Cruise e una colonna sonora decisamente occidentale, Kim dà il via alle danze guardando l’orologio come se si trattasse di una pubblicità. I suoi generali, addobbati con la pesante divisa di regime, lo fanno in modo meno naturale, si vede che loro non aspirano a nessuna parte anche se dalla lucentezza dei loro occhi traspare la convinta adesione alle mosse del comandante in grado, il "leader supremo" nipote del "presidente eterno" e fondatore della Patria Kim Il-sung. La scena è l’aeroporto della capitale, Pyongyang.

Kim lascia la pletora dei generali per sfilare da solo davanti all’enorme camion cinese a 11 assi che trasporta il "mostruoso". Quando il semovente pone Hwasong-17 in posizione verticale è lo stesso dittatore che dà disposizione per il lancio: quando si accorge – riparato in una garitta – che è andato bene comincia ad esultare e festeggiare abbracciando tutti coloro che ha attorno. Cambia quindi location e la scena finale è una nuova sfilata di Jong-un – sempre con gli occhi fissi verso la telecamera - sulla pista dell’aeroporto fra i suoi uomini di ogni ordine e grado, con i soldati più umili in mimetica sorridenti e inneggianti; infine la foto di gruppo tipo quella di due squadre di calcio che implorano la pace nel mondo mentre nella circostanza il tema di fondo è la guerra.

La conduttrice della tv di regime blatera nella lingua coreana e da come le pronuncia sembrano parole di gioia, come se il film passato subito nelle sale avesse battuto ogni record d’incasso. Più guerriere quelle di Kim da leader e non da sosia di Cruise: "Il successo del nostro grande missile balistico rende di nuovo chiaramente consapevole il mondo intero del potere delle nostre forze armate strategiche; il Paese è ora del tutto pronto per un confronto di lungo periodo con gli imperialisti statunitensi". Che Kim avesse qualche debole per gli stilemi occidentali, pur combattendoli alla guida di un popolo oppresso e poverissimo, si era già capito quando si innamorò di Dennis Rodman, ex cestista americano all’occorrenza sodale di Jong-un. La partita di basket che gli organizzò copiava gli incontri del Madison Square Garden.