Kiev teme l’ideologo più di Putin "È il mostro che muove la guerra"

Viaggio tra i soldati ucraini. Il nome di Dugin viene evocato di continuo: "Ha le mani sporche di sangue"

di Salvatore

Garzillo

Davanti a noi c’è la linea dritta e vuota della superstrada di Kharkiv trasformata in campo di battaglia. Carcasse di auto e camion bucati dai bossoli, mangiate dalle fiamme, con i passeggeri intrappolati in un’ultima smorfia. Attorno, i corpi dei civili che hanno tentato un’inutile fuga. Alcuni sono stati raggiunti e finiti con un colpo di grazia alla testa, il buco alla tempia non lascia dubbi. I cadaveri dei soldati ucraini sono stati già portati via, restano quelli dei soldati russi, i loro documenti dicono che erano quasi tutti ventenni. Era il 29 marzo scorso e in quel buco di orrore uguale a tanti altri, ci è apparso Aleksander Dugin.

A evocarlo è un soldato ucraino appena sceso da un carro armato russo con la Z bianca dipinta sui due lati, bottino dello scontro avvenuto poco prima. "Sai chi è Putin?", ci chiede in inglese. Ci sembra la domanda più stupida mai ascoltata. Fa una pausa quasi teatrale e aggiunge: "E sai chi è Dugin?". Sputa a terra, con disprezzo.

Dugin lo avevamo incontrato a Milano il 7 giugno 2019 all’Auditorium Unitre per la presentazione del suo libro "Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale", edito dalla casa editrice Aga, il cui fondatore è Maurizio Murelli, esponente della destra estrema, condannato per l’omicidio del poliziotto Antonio Marino, ucciso con una bomba a mano durante gli scontri del cosiddetto "giovedì nero" del 12 aprile 1973.

Tutte informazioni che in quel momento erano completamente inutili. "Te lo spiego io chi è – continua il soldato –. È tra quelli che hanno le mani sporche di sangue, anche questo che vedi attorno a te". Improvvisamentela guerra smette di essere urla e puzza, e diventa un gioco complesso di giacche e cravatte sedute attorno a un tavolo. Per molti ucraini Dugin è più spaventoso e temuto di Putin perché considerato l’uomo in grado di orientare le sue decisioni. Se Putin è il boss di fine livello, Dugin sarebbe il mostro finale del gioco. Del resto era stato lui a dire, durante l’assemblea costituente del Movimento Eurasia che il loro l’obiettivo non era raggiungere e nemmeno lottare per il potere ma "lottare per influenzarlo".

Dieci giorni dopo ascoltiamo quel nome in un luogo ancora più spietato, nell’ospedale di Kramatorsk pieno di morti e feriti causati dall’attentato alla stazione ferroviaria nel profondo Donbass. Stavolta ne parla un medico che ha appena visto morire due persone arrivate poco prima. "Questa gente cercava solo di scappare. Che pietà possiamo avere per i russi? Chi dice che Putin è il solo responsabile è miope, dobbiamo guardare dietro e accanto a lui. I suoi consiglieri hanno uguali responsabilità, gente come Dugin dovrà rispondere alla Storia per il suo contributo a questi anni di odio. La guerra non è solo una scelta economica e politica, la guerra è la conseguenza di un percorso di separazione.

Forse i Paesi troveranno un accordo ma chissà quante generazioni ci vorranno per ritrovare un dialogo tra i nostri popoli". Il lavoro di Dugin parte da lontano, nel 1997 pubblica “Osnovy Geopolitiki” (“Fondamenti di Geopolitica”) in cui afferma chiaramente: "Uno stato ucraino non ha alcun significato geopolitico. Non ha alcuna rilevanza culturale, specificità etnica o peculiarità geografica".

Una posizione che ha sempre sostenuto anche in uscite pubbliche successive, spiegando che l’Ucraina di oggi "è uno Stato che non è mai esistito nella storia" ma che si tratta di una nuova entità con due parti con identità e cultura completamente diverse. "Tale identità – ha dichiarato in un’intervista del gennaio 2014 – si basa sul rifiuto completo di qualsiasi idea panslava con la Russia. I russi sono considerati nemici esistenziali. Possiamo dire così: odiano i russi, la cultura russa e, naturalmente, la politica russa. Ciò è una parte importante della loro identità". L’odio come base dell’identità di un popolo. Forse ha ragione quel medico di Kramatorsk.