Venerdì 4 Ottobre 2024
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Una coppia da Nobel, la fuga per la libertà e l’intuizione del vaccino per sconfiggere il Covid

Il premio per la medicina all’ungherese Karikò e all’americano Weissman: i primi a scommettere sull’uso dell’Rna messaggero contro la pandemia. "Salvate milioni di vite". L’opposizione del movimento no vax

Roma, 2 settembre 2023 – Il giorno in cui le dissero che la sua carriera era finita e non sarebbe andata da nessuna parte, Katalin Karikò si guardò indietro. Rivide se stessa in fuga dall’Ungheria con pochi soldi cuciti dentro l’orsetto della figlia, gli sgambetti del mondo accademico, la battaglia vinta con il cancro e quell’ossessione scientifica inseguita per cinque anni che nessuno prendeva sul serio: continuare a studiare l’Rna messaggero, il copione genetico che trasporta le istruzioni del Dna alla macchina produttiva delle proteine di ogni cellula. Pensò che dopo tutta quella strada sarebbe stato un peccato fermarsi. Incassò lo scetticismo, tirò dritta e in qualche modo alla fine salvò il mondo. Il Nobel 2023 per la Medicina va a lei, tredicesima donna ad aggiudicarselo, e al collega immunologo americano Drew Weissman. Per avere gettato le basi del vaccino anti Covid.

Katalin Karikó e Drew Weissman (Ansa)
Katalin Karikó e Drew Weissman (Ansa)

E forse cambiato la storia dell’umanità. La Fondazione del premio riconosce che senza le loro intuizioni non sarebbe stato possibile fare uscire da un laboratorio quello che nel 2020, con il pianeta nel panico, apparteneva alla sfera dei miracoli. E applaude alla "rapidità senza precedenti" con cui è stata resa disponibile l’arma "contro una delle più grandi minacce alla salute umana dei tempi moderni". Ricapitola Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri: venti milioni di vite salvate solo nel primo anno di vaccinazione, delle quali 150mila in Italia, e mortalità praticamente azzerata fra gli operatori sanitari. La rivincita della ricerca, una strada aperta sul versante della prevenzione e della lotta contro i tumori, il secondo vaccino a prendere il Nobel dopo quello a Max Theiler nel 1951 contro la febbre gialla.

«Solo propaganda politica – è il commento di Barbara Balanzoni e Mariano Amici, dalla prima ora contro i vaccini anti Covid – Le invenzioni sono neutre, dipende dall’uso che se ne fa. Questa è una presa in giro alla medicina. Uno schiaffo in faccia". Sul fronte opposto esultano i virologi da combattimento. Roberto Burioni: "Il Nobel è la migliore risposta a chi avvelena l’opinione pubblica con pericolose bugie sui vaccini". Matteo Bassetti: "Questo premio, che speravo arrivasse già nel 2022, conferma la vittoria della scienza sul Covid e mette definitivamente a tacere i ciarlatani di casa nostra e di tutto il mondo". Fabrizio Pregliasco: "La migliore risposta a tante bufale su farmaci che non sono usciti dal cappello di un prestigiatore ma da anni di studio". Nel video dell’Università della Pennsylvania, dove a 68 anni non è più una profuga eccentrica ma una regina, la scienziata Kairikò ricorda la mamma, ostinata quanto lei. Sapeva che prima o poi sarebbe successo: "Ogni ottobre mi ripeteva: alla radio dicono che il Nobel tocca a te, è giusto, lavori così tanto. Le rispondevo ma no, non vincerò mai. Tanti scienziati lavorano allo stesso modo".

Drew Weissman, 64 anni, sottolinea la potenza della squadra: "Non avremmo potuto ottenere questo riconoscimento se non fossimo stati coinvolti entrambi". Nel 2021 si erano accontentati degli oscar della scienza, il mondo, infiammato dalle vampate no vax, doveva ancora metabolizzare. E oggi che dalle retrovie esce questa signora con gli occhi azzurri anche gli scettici si esaltano per la sua vita avventurosa. Padre macellaio, madre contabile. Biochimica nelle secche di un dottorato di ricerca e prima ancora bambina convinta di volere diventare una grande scienziata. L’Ungheria negli anni della cortina di ferro non era il posto giusto per i sognatori. Quando nel 1985 l’università Szeged per cui lavorava finì i fondi, andò a vendere l’auto al mercato nero e con i soldi infilati nell’orsetto della figlia Susan (1.246 dollari) partì con lei e Bela Francia, il marito ingegnere, per gli Stai Uniti: Temple University di Filadelfia, borsa di studio post dottorato. Le cose si aggiustano quasi per tutti: Bela diventa qualcosa di più di un amministratore di condomini, Susan vince due medaglie d’oro nel canottaggio alle olimpiadi di Pechino e di Londra.

Katalin è pur sempre una giovane ungherese in un ambiente di baroni: "L’ambiente poteva intimidire, ma ho avuto grandi insegnanti che mi hanno incoraggiata ad andare avanti anche quando non ottenevo quello che volevo". È stata cacciata. Costretta a ritirarsi. L’incontro con Drew Weissman, la nuova vita scientifica in Germania, hanno scongiurato l’evento di vederla ripiegare sulle torte di mele. Non ha dimenticato l’importanza di credere in se stessi. E di un marito che capisce. Alle giovani donne oggi dice: "Non dovete scegliere tra la carriera e i figli, ma trovare l’uomo giusto che tiene ai vostri sogni e appoggia le vostre decisioni". Oggi è vicepresidente dell’azienda BioNTech Rna Pharmaceuticals. E dal 2021 ha una cattedra in America e una alla vecchia Università di Szeged, per dire la soddisfazione. Ricorda: "Io e i miei colleghi abbiamo portato avanti studi che venivano considerati non convenzionali. Ci dicevamo che se quegli esperimenti avessero salvato anche una sola vita ne sarebbe valsa la pena. Ce l’abbiamo fatta". Weissman ha ricevuto da lei la notizia del Nobel perché quelli del comitato del premio non avevano il suo numero di telefono.