"Jessica Rabbit? La preferisco senza cappotto Coprire i fumetti non ci renderà migliori"

Famoso in tutto il mondo, il maestro del disegno erotico: "Abbiamo scelto di sacrificare al politicamente corretto la bellezza e la parola" "Quando pensai alla Donna Ragno non avevo intenzioni maliziose, ma non potevo farla assessuata e assecondare la sindrome Barbie"

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di Viviana

Ponchia

A 14 anni sfogliava di nascosto Jolanda De Almaviva, la corsara figlia del mare, apprezzata nelle caserme e nelle carceri. E disegnava donne nude travolto dall’ispirazione. A 76, citando John Le Carrè, ammette di essere stato "un maniaco sessuale come tutti". Questo da giovane. Ma ancora oggi si volta per strada quando passa una bella ragazza.

Luisa, con la quale è sposato senza tentennamenti dal 1970, non ci fa caso. Però quelli che hanno messo il cappotto a Jessica Rabbit potrebbero crocifiggerlo. È già passato sotto il plotone di esecuzione della Marvel: giudicarono sconcia la sua Donna Ragno e gli chiusero i rubinetti. E allora venga pure avanti Torquemada. Milo Manara – fumettaro e non artista perché alla differenza ci tiene – non ha paura.

"Veramente un po’ inquieto lo sono. Temo che, un giorno o l’altro, i carabinieri bussino alla mia porta. E da anziano signore ammetto di temere anche che le ragazze passino alle vie di fatto. Ammiro la bellezza in modo strettamente contemplativo. E devo fare finta di non vederla, essere circospetto e prudente. Ma quando la intercetto esulto".

L’erotismo non invecchia, non muore. Certo non se la passa bene.

"Per quanto mi riguarda è solo diventato cerebrale. Ma sono tempi difficili per il desiderio. E se la prossima a essere strappata dalla sua tutina aderente fosse Eva Kant? Intanto, se ha notato, dalla televisione sono scomparse le ballerine. La guardo poco per un vecchio patto fatto con Fellini: stare alla larga dalla pubblicità. Però mi tengo aggiornato grazie ai riassunti di Blob: sparite. La censura ha fatto un passo indietro di mezzo secolo".

E come se lo spiega?

"Un sessantottino ancora nel pieno delle sue funzioni non se lo spiega. Azzarda ipotesi. Quella sessuale è una delle poche rivoluzioni che in qualche modo si sono compiute e non si può dire pienamente riuscita. Cerchiamo di accontentare tutti, di non offendere il capo di stato musulmano con la nudità del David. È l’ipocrisia obbligata di una società multireligiosa. Così l’asticella si sposta sempre più in basso".

Abbiamo sacrificato la bellezza al politicamente corretto?

"La bellezza ma anche la parola. Non diciamo più cieco, come se un non vedente ci vedesse meglio. E copriamo i fumetti per non mettere in crisi nessuno, per evitare di oscurare altre doti in favore di quelle fisiche. Giuro sul mio onore che la posa della mia Donna Ragno era identica a quella dell’Uomo Ragno. Non avevo intenzioni maliziose, ma non potevo farne una creatura asessuata, assecondare la sindrome di Barbie. Un gruppo di esegeti aggressivi ha trovato la cosa offensiva".

Anche la statua della Spigolatrice di Sapri mostra troppo?

"Niente da dire sul sedere. Io avrei contestualizzato. Le avrei messo addosso qualche spiga per centrare il tema, avrei alluso a certi particolari con il favore del vento, che nelle località di mare non manca mai. Ma mi faccia precisare sul politicamente corretto, prima che vengano a prendermi sul serio. Il mio fastidio non riguarda il lessico offensivo o la manata, ci mancherebbe. Rozzezza e maleducazione non sono mai giustificabili. Detesto il barocchismo del diversamente qualcosa. Mi indispongono i Robespierre, i McCarthy che inscatolano le statue con un coefficiente di nudità eccessivo per il tal sultano. Si è acuita una sensibilità sociale che a me evidentemente manca. Continuo a seguire la mia stella cometa. A dire sordo, cieco e a preferire Jessica Rabbit senza cappotto".

Sa essere scandalosa anche la bruttezza.

"Che invece la passa liscia e ci ha portato alla piccola catastrofe estetica dentro cui annaspiamo. I casolari di campagna abbandonati. Certi balconi urbani ingolfati di immondizia e ferri arrugginiti. A parte i renzopiano e gli armani, architettura e moda si sono appiattite, la fissazione democratica ci impedisce di celebrare la virtù dei pochi che osano svettare. E mi lasci fare una domanda scorrettissima. Perché censuriamo la donna che seduce con la bellezza e non l’uomo che lo fa con la ricchezza, o il pavone con la ruota?"

Che cosa la scandalizza?

"La sciatteria. Lo straccio. Il jeans strappato. Tutto questo smottamento verso il basso. La rinuncia a brillare. D’altra parte, per quale motivo l’industria dovrebbe venderci una cosa fatta bene, quando ne compriamo comunque una fatta male?"

Eppure è sempre stato orgoglioso quando dicevano che le sue ragazze vanno bene per i camionisti.

"E continuo a rivendicare la dignità dei camionisti e delle pin up, però con la grazia di Brigitte Bardot. Faccio fatica persino io, in termini di politicamente corretto, a giustificarne la presenza in un’officina meccanica. Ma secondo me non c’è reificazione della donna nemmeno lì, dove stonerebbe un quadro di Rauschenberg o di Jasper Johns".

Torquemada potrebbe accusarla di avere contribuito a creare l’immagine della donna oggetto, con tutto quello che segue.

"L’onda spaventosa dei femminicidi. Ma in quel fenomeno agghiacciante c’è proprio il contrario: si uccide la donna in quanto soggetto e persona, non in quanto oggetto. Tutto ciò che di trogloditico sopravvive nel maschio non si accontenta di prendere a calci una sedia".

Erotismo e pornografia, una relazione sempre più complicata.

"Conta l’intenzione, commerciale o estetica. Uno riguarda la reciprocità, l’altra la dominazione. Ma dietro a entrambi c’è il bisogno insopprimibile di vedere rappresentate le proprie fantasie. Woody Allen diceva che la pornografia è l’erotismo degli altri. Meglio comunque evitare le definizioni accurate, lasciare spazio all’inconoscibile e al non detto. Uno sguardo è più che sufficiente, il massimo della seduzione arriva da lì e la mascherina ce lo ha ricordato: che covino un invito o il preludio a un assassinio, attenti agli occhi delle donne".

Delle quali però lei continua a fidarsi.

"Molto più che degli uomini, che non esitano a fare uso della clava e tra l’altro hanno occhi completamente inespressivi. E forse qui mi sono creato il mio personale pregiudizio. Sul piano fisico non c’è competizione. Penso all’eleganza di un’atleta che corre i 100 metri ma anche al gesto semplice di sollevare una tazzina da caffè. In politica abbiamo esempi luminosi, da Benazir Bhutto a Golda Meir alla Merkel. In Italia le stiamo aspettando".

Nella catastrofe estetica, come la chiama lei, di cosa sente nostalgia?

"Dell’avventura. Ci vogliono calmi e addomesticati, impegnati a produrre e consumare. Mi manca una prospettiva omerica dell’esistenza, il rimprovero di Ulisse per esserci ridotti a vivere come bruti. Il massimo a cui possiamo aspirare è il safari guidato perché se la mattina ci alzassimo dicendo voglio seguire “virtù e canoscenza“, o un leone vero, la società salterebbe per aria".

Ha confessato che se non avesse fatto il fumettaro le sarebbe piaciuto essere un marinaio sui cargo.

"Ho fatto un pellegrinaggio in Argentina sulle orme di Hugo Pratt, che visse là fra gli anni Cinquanta e Sessanta. Traversata a bordo di un mercantile, il ritorno sconvolgente ai fondamentali del cielo e del mare. Dobbiamo tornare a guardare le stelle. Adesso sarò frainteso di nuovo e alla mia porta verrà a bussare Greta Thunberg. Non sono d’accordo con chi si batte per salvare il pianeta. Dobbiamo batterci per salvare i suoi abitanti. La terra protegge se stessa estinguendoci. Di questo passo prima o poi ci espellerà".