
Andrea Bocelli, 66 anni, e Jannik Sinner, 23 anni, duettano
Leo Turrini
Premessa. Anche io, come milioni e milioni di italiani, sono un fan di Sinner. Gli sono grato per aver restituito a un popolo intero la passione per una disciplina nobile come il tennis, che per decenni era uno sport ‘straniero’. Ho rischiato ulcera e infarto per il maledetto epilogo della finale parigina contro lo spagnolo Alcaraz. E infine credo che questo giovanotto abbia tutto, buona educazione compresa, per trovar posto nel Pantheon dei miti Azzurri dell’agonismo, da Fausto Coppi a Gigi Riva, passando per Pietro Mennea e Sara Simeoni. Detto ciò, prometto che ascolterò volentieri ‘Polvere e gloria’, la canzone di Andrea Bocelli, il tenore, cui Jannik, in attesa di entusiasmarci sull’erba di Wimbledon, partecipa come voce narrante. Dí più: da ignorante nel ramo (mi sono fermato a Bruce Springsteen, partendo da Mogol e Battisti), beh, sono certo trattarsi di capolavoro assoluto, destinato a scalare le vette della Hit Parade. A margine della ammirazione per la ‘combo’ tra due icone nazionali, solo un modestissimo consiglio non richiesto. Sinner è un eroe dell’era post moderna. Aziende e brand se lo contendono. A ogni ora del giorno in tv e altrove furoreggiano spot in cui il Campione reclamizza un caffè piuttosto che un operatore di telefonia mobile o qualcos’altro ancora. Va tutto bene, non c’è niente di sbagliato, è la modernità bellezza e bla bla bla. Però una vita fa Alberto Sordi, che era il Sinner del grande cinema italiano, girò un Carosello, la mitica pubblicità Rai seguita mediamente da trenta milioni di suoi connazionali. E ne girò uno solo. A chi gli chiese spiegazioni, Albertone replicò così: "Mai esagerare nella vita, se non nelle vittorie". Aveva ragione.