Migranti, caso Iuventa: partono 20 avvisi di garanzia

Dopo il sequestro della nave della Ong, nell'agosto 2017, indagini sul personale di Medici Senza Frontiere e Save the Children

Arrivata nel porto di Trapani la nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettet (Ansa)

Arrivata nel porto di Trapani la nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettet (Ansa)

Palermo, 11 luglio 2018 - Mentre il ministro dell'Interno Matteo Salvini si appresta ad andare al vertice di Innsbruck per puntare i piedi sulla condivisione dei migranti con gli altri Paesi europei, si sblocca l'inchiesta giudiziaria sul caso Iuventa: la procura di Trapani oggi ha notificato 20 avvisi di garanzia a componenti l'equipaggio della nave e a personale di Medici Senza Frontiere e Save the Children. L'inchiesta riguarda il presunto favoreggiamento dell' immigrazione clandestina e un anno fa portò al sequestro dell' imbarcazione dell'Ong tedesca Jugend Rettet. I componenti dell'equipaggio e quelli delle due associazioni sono stati identificati: l'avviso di garanzia si è reso indispensabile perché gli investigatori devono compiere accertamenti tecnici irripetibili su alcune utenze telefoniche.

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E così, dopo il sequestro, lo scorso agosto, della Iuventa, adesso la procura italiana ha esteso le sue indagini a carico dei membri dell'equipaggio. A dare la notizia degli avvisi di caranzia è la stessa organizzazione, che afferma di essere stata informata di "iniziative concrete di indagine nei confronti dei singoli componenti dell'equipaggio". Per la Ong "la criminalizzazione da parte delle autorità italiane continua a prendere forma; si tratta di un ulteriore passo politico per criminalizzare il salvataggio marittimo e scoraggiare attivisti. Ad oggi, dopo quasi un anno, non vi è alcuna prova di un crimine da parte dell'associazione o di individui".

Dall'agosto scorso la nave è rimasta sotto sequestro. Le indagini contro i membri dell'equipaggio e il sequestro della nave, accusa la Ong, "sono misure politiche che si inseriscono nel contesto degli eventi delle ultime settimane. L'area tra Libia e Italia è lasciata alle milizie libiche che fungono da buttafuori dell'Europa per il ritorno illegale dei rifugiati. Questo fatto non solo mette in pericolo il salvataggio e la protezione delle vite umane, ma rende tutto questo invisibile".

E su Twitter Sophie Tadeus, membro del consiglio di amministrazione di Jugend Rettet attacca: "Condanniamo con forza l'inchiesta e chiediamo l'immediata cessazione di questo processo politico. Più di seicento persone sono annegate nel Mediterraneo da metà giugno cercando di raggiungere un luogo sicuro in Europa. Jugend Rettet chiede l'annullamento immediato dei divieti alle unità di soccorso civili. Tutte le navi di salvataggio devono tornare nella zona di operazione il prima possibile per evitare ulteriori morti".