Mercoledì 24 Aprile 2024

Italia rossa, Italia gialla, la terra dei cachi

Tommaso

Strambi

Italia sì, Italia no. Italia rossa, Italia arancione. Italia bianca, Italia chissà. Ma qui non siamo a Sanremo e non c’è da conquistare l’Ariston. Qui c’è un Paese che pretende risposte. Anzi certezze. E, invece, è tutto un "boh, vediamo". Ma se questo poteva andare bene all’inizio della pandemia – colti di sorpresa dal virus invisibile ma cinico nel colpire le sue vittime – adesso no. Domani è l’Epifania e, come ricordano gli anziani, "tutte le feste porta via". Ma non l’incertezza in cui viviamo, da troppi mesi. Perché ‘Conte comanda colori’ (copyright Dagospia) non ha ancora deciso. Anzi, è confuso e ci confonde: giovedì e venerdì saremo in zona gialla, ma nel fine settimana torniamo in arancione. E da lunedì? Chissà. E per quanto? Ah, saperlo.

Servirebbero certezze. Capita così che ristoranti e bar, anziché riaprire preferiscano restare chiusi ("è impossibile programmare gli acquisti o accendere i forni a legna se dopo due giorni dobbiamo chiudere nuovamente"). E tutti gli altri? Uguale, appesi come le foglie d’autunno. Ma questi non sono versi di poesia. In gioco ci sono la salute, l’economia, il lavoro, gli stipendi, le imprese e le famiglie. Tutte aspettano risposte chiare e definite. Mentre, ormai, da un anno assistiamo a decisioni contraddette il giorno dopo e balbettii: dal trasporto locale alla campagna vaccinale, dal tracciamento alla riapertura delle scuole. Già, gli studenti. Il nostro futuro. Prima tutti a strapparsi le vesti: "Non li lasceremo soli". Ora, alla vigilia della ripresa delle lezioni (giovedì 7), ecco che sindacati e governatori (da Zaia a De Luca, in perfetta par condicio) gettano la maschera: "Non torniamo in aula se non in sicurezza, quindi scuole chiuse e didattica a distanza". Ma è mai possibile? Sono mesi che ci balocchiamo con i banchi a rotelle e nessuno è in grado di programmare una diversa organizzazione per evitare assembramenti (sui bus) o ingressi scaglionati, visto che il problema dei contagi, confermano gli scienziati, è fuori dalle aule. Così rimaniamo la "terra dei cachi", ma gli italiani non ci stanno più.