Roma, 7 novembre 2023 – La storia comune tra Italia e Albania è millenaria e, inevitabilmente, ha conosciuto anche momenti drammatici. Nell´estate del ´91, l´otto agosto, a meno di due anni dalla caduta del muro a Berlino, l´evento che cambiò la nostra Europa: la nave Vlora entrò nel porto di Bari con ventimila disperati a bordo, l’esodo di massa che prese di sorpresa le nostre autorità. Il vecchio mercantile era italiano, costruito per una società genovese, venduto all’Albania nel ´61, uno degli anni più cupi della guerra fredda. Era giunto il giorno prima nel porto di Durazzo da Cuba, con un carico di zucchero di canna, fu preso d´assalto da migliaia di disperati, disposti a tutto pur di fuggire dal proprio Paese.
Nello stretto d´Otranto, la costa albanese dista da quella italiana 71 chilometri, dieci in meno della distanza in linea d´aria tra Bologna e Firenze, ma in quel punto l´Adriatico è profondo oltre mille metri. Una realtà fisica che riflette la distanza tra i nostri paesi, molto vicini e allo stesso tempo a lungo distanti. L´Albania era un paese stalinista, ma gli abitanti guardavano la nostra televisione, e scambiavano la finzione con la realtà: un paradiso balli e spettacoli di varietà luccicante di veline e pailettes.
A Bari, le autorità erano in vacanza, dal prefetto al sindaco, perfino il vescovo. Non si seppe come fare, e si sbagliò per paura di un´invasione. I profughi furono chiusi allo stadio, poi rispediti a casa in aereo. Ma centinaia prima dell’approdo si erano buttati a nuoto e avevano trovato rifugio a casa di famiglie baresi. Una prova di solidarietà umana. E questo è rimasto nella memoria degli albanesi. Dopo cominciò l’emigrazione regolare: gli albanesi furono i primi ad arrivare tra noi dai paesi dell’est. Poche ombre che non offuscano una ritrovata comunanza, come testimonia l’Universitá ‘Nostra signora del buon consiglio’ a Tirana. Grazie al gemellaggio con l´ateneo di Tor Vergata di Roma, si laureano in medicina centinaia di giovani, studiando in italiano con nostri professori. E sono ricercati in Europa.
Risalendo alle origini, l’Albania fu conquistata dai romani duemila anni fa, nel 9 dopo Cristo. E ancora oggi nel leggere un testo in albanese, emergono antiche parole greche e latine. Nel 1272, Carlo I d´Angiò, re di Napoli, fondò il primo regno di Albania. Alla vigilia dell´ultima guerra, nel ´39, il nostro esercito conquistò il Paese, e Vittorio Emanuela III divenne anche sovrano d´Albania, due paesi e un solo re. Tutto finì nel ´43, pochi anni da non ricordare con nostalgia. Ma gli albanesi accolsero senza odio e aiutarono i soldati italiani allo sbando dopo l´armistizio.
Il Vlora fu anche l´ultimo atto di una storia d´accoglienza. Quando l´Albania fu conquistata dagli ottomani, in migliaia trovarono rifugio in Italia. A Piana degli Albanesi, paese di 5mila abitanti, vicino a Palermo, come in Calabria e Molise, esistono ancora comunità albanesi, i cosiddetti Arbëreshë, che di quei discendenti che attraversarono il mare hanno conservato la sua lingua e i costumi. Sono sempre albanesi e anche italiani, siamo diversi non differenti. Un perfetto esempio di convivenza civile e fruttuosa: tolleranza è il termine sbagliato, per questo tempo di emigrazioni.