Israele sotto attacco: Hamas pronta da due anni. Foto bambini carbonizzati a Roma. Raid su Gaza, bombe su Damasco. Egitto valuta aiuti, Gerusalemme tregua?

Israele sotto attacco. Hamas era pronta da due anni. Netanyahu mostra le foto dei bambini carbonizzati . Continuano i raid dell’aviazione lungo la Striscia di Gaza. Bombe sull’aeroporto di Damasco. L’Egitto valuta di aprire il valico di Rafah per gli aiuti: "Ma Gerusalemme accetti una tregua"
Israele sotto attacco. Hamas era pronta da due anni. Netanyahu mostra le foto dei bambini carbonizzati . Continuano i raid dell’aviazione lungo la Striscia di Gaza. Bombe sull’aeroporto di Damasco. L’Egitto valuta di aprire il valico di Rafah per gli aiuti: "Ma Gerusalemme accetti una tregua"

"L’obiettivo è schiacciare Hamas come l’Isis. Davanti a noi ci sono molti giorni difficili, ma non ho dubbi che le forze della pace e della civiltà riusciranno a vincere ancora una volta". Davanti al segretario di Stato americano Anthony Blinken che gli riconferma la fattiva solidarietà degli Usa, Benyamin Netanyahu, scandisce le parole che a sera ripete alla Knesset, il parlamento israeliano dove ieri pomeriggio ha ricevuto la fiducia al suo governo di unità nazionale. Netanyahu ha rivelato che pure il figlio di suo nipote é stato rapito. E per tacitare i dubbiosi, ha fatto postare sui social ufficiali dell’esecutivo le foto degli orrori comessi da Hamas: si tratta di scatti che mostrano i corpi dei bambini carbonizzati, avvolti da un lenzuolo bianco. Immagini raccapriccianti che abbiamo scelto di non pubblicare. "Siamo uniti – ha detto alla Knesset – siamo un pugno di ferro che farà a pezzi Hamas". Tutto il resto viene di conseguenza.

Israele non si fa più illusioni e 1.300 morti dopo, dei quali 1.078 civili, prepara l’affondo. In Israele hanno suscitato molto scalpore le dichiarazioni fatte da Ali Baraka, alto dirigente di Hamas che in un’intervista rilasciata a Russia Today TV ha svelato che l’organizzazione terroristica palestinese aveva segretamente pianificato l’invasione del sud di Israele già due anni fa. Per questo, ha spiegato Baraka, negli ultimi anni Hamas "non è andata in guerra, non si è unita alla Jihad Islamica nella sua recente battaglia. Era tutto parte della strategia per preparare l’attacco e far pensare che Hamas fosse impegnata a governare Gaza, abbandonando la resistenza".

Per questo ora Israele non si fida più e vuole cercare di eliminare alla radice il problema. "Hamas è l’Isis. E questa – ha detto il ministro della difesa Yoav Gallant – è una guerra per il nostro futuro in Medio Oriente, cambieremo la realtà della sicurezza e Hamas non esisterà più".

In mattinata, dopo il lancio la sera prima di 5 razzi dalla Siria al nord di Israele, Tel Aviv manda un segnale all’Iran e alla Siria spedendo una squadriglia di jet a bombardare gli aeroporti di Damasco e Aleppo, rendendone inutilizzabile la pista (alla vigilia dell’arrivo in Siria del ministro degli esteri iraniano) e distruggendo un paio di depositi di armi della milizia iraniana pasdaran. Per ora, Hezbollah freme ma sta ferma mentre Jihad islamica ha vergato una dichiarazione di fuoco pur lanciando solo 3 razzi dal sud del Libano.

Nel frattempo israele prosegue il martellamento di Gaza, che nella notte aveva fatto altre 51 vittime. Da sabato ha colpito 3.600 target che sono stati devastati da 6 mila bombe. E infatti il conto palestinese era ieri sera di 1.417 morti ai quali vanno aggiunti 1.500 terroristi che secondo IDF sono stati eliminati da sabato a ieri in Israele. Gli ospedali sono al collasso, Gaza è in gionocchio e secondo l’Onu gli sfollati sono saliti a 340mila. Il valico di Herez verso l’Egitto non è chiuso, ma praticamente lo è a causa dei bombardamenti. E comunque, Hamas ha detto di essere contraria di un esodo della popolazione. Che usa da scudo umano. Quanto al valico di Rafah tra Egitto e Striscia di Gaza, potrebbe essere aperto per qualche ora al fine di consentire l’ingresso degli aiuti umanitari egiziani a Gaza, ma il Cairo chiede che Israele accetti una tregua.

Il mondo islamico è in fermento e tra le mosse che più hanno colpito la diplomazia internazionale c’è la telefonata del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman al presidente iraniano Ebrahim Raisi: due nemici giurati, sinora. Salman ha ribadito "la ferma posizione del Regno in sostegno alla causa palestinese" e i due leader hamno parlato "della necessità di porre fine ai crimini di guerra contro la palestina".

Alessandro Farruggia