Giovedì 18 Aprile 2024

Islam al potere, a Kabul una guida suprema

I talebani trasformano il Paese in una teocrazia. Il mullah Akhundzada leader assoluto. Ultimatum ai ribelli, esecuzioni e violenze sulle donne

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di Giampaolo Pioli

Joe Biden continua con tenacia a definire "un successo" il ritiro e respinge le critiche per aver lasciato almeno 200 americani a Kabul sostenendo di avere "potere di leva sui talebani affinché continuino a collaborare per facilitare la loro uscita". Il presidente aggiunge: "Basta col passato, la guerra è finita. È ora di guardare al futuro". E per lui l’immediato futuro sono già diventati Russia e Cina. Il ministro della difesa Austin invece e il capo di stato maggiore Milley aggiungono dal Pentagono: "Il rapporto di cooperazione e coordinazione con i talebani per far evacuare altre persone dovrà continuare, anche in funzione antiterrorismo, soprattutto contro Isis-K. In guerra non si fa sempre quello che si vuole ma quello che è necessario fare".

Dal terreno le notizie che arrivano non sono rassicuranti. Nella regione del Panshir è arrivato un ultimatum ai ribelli a deporre le armi e arrendersi dopo il fallimento dei negoziati. In un paio di città afghane i talebani hanno celebrato simbolici funerali all’America e alla Nato ringraziando gli attentatori dell’Isis per averli colpiti. Si parla di atrocità, esecuzioni sommarie e violenze sulle donne. A Kabul e Kandahar annunceranno oggi stesso il nuovo capo religioso del paese indicandolo nel mullah Hibatullah Akhundzada che diventerebbe il leader supremo dell’Afghanistan, l’equivalente dell’ajatollah Ali Khamenei in Iran. Per il mullah Abdul Ghani Baradar invece, co-fondatore del movimento talebano, che guidava i negoziati con gli Usa a Doha, sarebbe stato riservato il ruolo di capo del governo.

Il passaggio dal controllo armato alla "diplomazia irrobustita dai droni", come ha indicato Biden, giustificando il suo affrettato ritiro,(sul quale il Pentagono aprirà una verifica), sta scatenando l’attivismo delle cancellerie internazionali che adesso agiscono a livello individuale. Il presidente ucraino Volodimir Zelensky che Donald Trump voleva usare come arma contro Biden per accusare il figlio, è stato ricevuto ieri alla Casa Bianca e sta trovando in Joe Biden un formidabile alleato. L’America ha donato 60 milioni di dollari all’Ucraina e regalato 2,5 milioni di vaccini anti-Covid, ma ha promesso anche consigli militari contro le ingerenze russe nel Dumbass e in Crimea. Ma le richieste specifiche di Zelenksy sono state: "Vorremmo entrare a far parte della Nato e vorremmo sapere in quanto tempo questo si renderà possibile".

L’aiuto che l’Ucraina chiede in funzione anti-Putin è anche nella liberazione di 450 prigionieri di guerra rinchiusi nelle carceri del Dumbass e in Crimea che il presidente russo non ha alcuna intenzione di liberare. In poche ore di colloquio avranno molto di cui discutere.

La risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu passata con 13 voti e l’astensione di Russia e Cina è solo il primo debole passo verso il ripristino di relazioni che i talebani hanno fretta di stabilire ma senza offrire alcuna garanzia sui diritti umani e nemmeno su quelli delle donne.