Isis-K, i nuovi padroni del terrore Talebani delusi e pezzi di al-Qaeda

Chi sono i responsabili degli attacchi: esponenti di una complessa rete jihadista, si nascondono vicino a Kabul

di Lorenzo Bianchi

"Per quanto riguarda i terroristi dell’Isis-K che hanno ordinato questi attacchi li troveremo dovunque siano".

Il presidente statunitense Joe Biden forse pensa a Osama Bin Laden, rintracciato e ucciso ad Abbottabad, in Pakistan, dieci anni dopo la tragedia delle Torri Gemelle a New York. Il capo dell’Isis-Khorasan, l’antica denominazione che comprendeva la parte orientale dell’Iran, l’Afghanistan, il Tajikistan e l’Uzbekistan, è ora un arabo. Si chiama Shahab al-Muhajir. Dal giugno 2020 è al vertice dell’organizzazione nata nel 2014 nel Balochistan pachistano dopo un incontro fra due rappresentanti dell’Isis e un gruppo di talebani delusi dai loro capi. Prima di arrivare al vertice dell’Isis-Khorasan al-Muhajir era un comandante di medio livello della rete Haqqani, stretta alleata dei talebani e incaricata ora dagli “studenti coranici” di garantire la sicurezza di Kabul.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite l’Isis-Korasan sta cercando di rinforzare i ranghi dei suoi uomini in armi reclutando talebani delusi, dissidenti di al-Qaeda, combattenti che si sono fatti le ossa soprattutto in Pakistan, in Tajikistan, in Uzbekistan, in India e in Bangladesh. Non è esclusa la presenza di un piccolo nucleo di militanti europei.

I collegamenti principali della rete terrorista sono quelli con gli estremisti sunniti pachistani di “Lashkar e Jhangvi”, messi fuori legge dal loro Paese, e con “Jamat ul Ahrar”, un’organizzazione radicale che nell’agosto del 2014 si è staccata dai talebani del Pakistan, i Tehrik-i-Taliban Pakistan.

Secondo un rapporto dell’Onu i mujaheddin in armi sarebbero fra 1500 e 2200 e sono concentrati nelle province afgane orientali del Kunar e del Nangharhar. In tutto il Paese sono disseminate cellule "che agiscono in modo autonomo, pur condividendo la stessa ideologia".

Il quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato la notizia che Shahab al-Muhajir avrebbe ricevuto dal Medio Oriente "una notevole somma di denaro".

Nonostante ripetute offensive dall’inizio dell’anno in corso i Talebani non sono riusciti a costringere gli uomini in armi dell’Isis-Khorasan a uscire dalle valli del Kunar. Nei primi quattro mesi del 2021, secondo la missione dell’Onu in Afghanistan, il gruppo terrorista avrebbe messo a segno 77 attentati contro la minoranza hazara sciita, contro giornalisti, cittadini stranieri, militari e infrastrutture civili.

Gli “studenti coranici” sono accusati dai jihadisti di aver voltato le spalle alla religione islamica, perché hanno trattato con gli Stati Uniti. "Si combattono dal 2014 – annota Lorenzo Vidino, direttore del programma sull’estremismo della George Washington University –. Non è un caso che appena arrivati a Kabul i talebani siano entrati nella prigione più importante della capitale e abbiano ucciso uno dei capi dell’Isis-Khorasan".

La settimana scorsa in un messaggio ai mass media i guerriglieri radicali sulla cui bandiera spicca la dichiarazione di fede islamica avevano annunciato che "i soldati del Califfato si stanno preparando per una nuova fase del loro jihad benedetto che non si fermerà".

Nello stesso testo la conquista talebana dell’Afghanistan era definita "nient’altro che la sostituzione di un tiranno rasato con un tiranno con la barba". Secondo Fox News, che cita fonti anonime, "centinaia di combattenti jihadisti sarebbero ancora nelle vicinanze dell’aeroporto di Kabul".