Alfredo Cospito nel 2013 durante il processo per il ferimento di Roberto Adinolfi

di Mario Consani  Niente alimentazione forzata anche se non sarà più in grado di esprimersi. Ora Alfredo Cospito l’ha messo nero su bianco in una dichiarazione anticipata di trattamento fatta pervenire al Dap. Un inedito – a quanto si è appreso – per un detenuto nelle sue condizioni. Cospito è in sciopero della fame da 107 giorni: beve e assume sali e zuccheri, mentre ha sospeso gli integratori. La salute dell’anarchico rinchiuso al 41 bis nel centro clinico del carcere di Opera (è in una stanza singola e condivide il cosiddetto gruppo di socialità con due detenuti malati) è monitorata dall’ufficio giudiziario che si occupa di monitorare l’esecuzione della pena. I magistrati hanno già avuto un lungo colloquio con i medici, con l’avvocato Flavio Rossi Albertini e con lo stesso Cospito: il 55enne è apparso lucido anche se, come evidenziato nelle relazione sanitarie, le sue condizioni di salute possono variare e peggiorare da un momento all’altro e diventare critiche. Nel caso lo ritenesse necessario, la Sorveglianza potrebbe disporre il trasferimento all’ospedale San Paolo. Il digiuno di un detenuto può essere interrotto attraverso l’alimentazione forzata quando la persona è incosciente o viene accertato che il comportamento deriva da una patologia psichica (Cospito ha scelto di non sottoporsi a visita psichiatrica). Può anche essere vagliata l’ipotesi estrema del trattamento sanitario obbligatorio. La dichiarazione anticipata fornita da Cospito complica tuttavia il quadro: andrà valutata qualora si arrivi allo scenario più tragico. A sentire Ilaria Cucchi, senatrice di Sinistra Italiana e sorella di Stefano morto dopo un arresto, Cospito sembra avere le idee chiare. "Non vuole più incontrare nessun politico. Sono l’ultima e l’ha fatto esclusivamente per la mia storia. Mio fratello è morto di carcere e nessuno mai più deve morire di carcere". Dopo la visita all’anarchico in carcere, Cucchi ha aggiunto: "È estremamente determinato. Non ha nessuna intenzione di interrompere questo sciopero della fame". Sulla vicenda è intervenuto anche un giudice esperto di indagini sul terrorismo come Guido Salvini. "La Federazione anarchica informale non è un’organizzazione – ha detto – e gli autori degli attacchi non si conoscono nemmeno tra loro, ma si riconoscono solo attraverso le azioni stesse che chiunque può riprodurre". Nell’81, da giovane uditore, Salvini si trovò di fronte a un militante di Prima Linea pronto – con un lungo sciopero della fame – a lasciarsi morire in carcere e per il quale il provvedimento del giudice istruttore Pietro Forno impose l’alimentazione forzata.  Potrebbe porsi anche oggi lo stesso dilemma. "Una sentenza della Corte europea dei Diritti dell’uomo del dicembre 2022 ha stabilito che, dovendo lo Stato salvaguardare la vita dei detenuti, l’alimentazione forzata non è un trattamento vietato o degradante purché avvenga in condizioni di pericolo imminente e con il minimo di violenza sulla persona", conclude Salvini. Cosa potrebbe però succedere in presenza di disposizioni precise contro l’alimentazione forzata – come quelle che Cospito ha già formalizzato – resta un dilemma da sciogliere. Il paradosso, in ogni caso, è che se il 41 bis doveva impedirgli di comunicare con l’esterno, una platea di attenzioni così vaste l’anarchico in realtà non l’aveva mai avuta.

Cronaca

di Mario Consani

Niente alimentazione forzata anche se non sarà più in grado di esprimersi. Ora Alfredo Cospito l’ha messo nero su bianco in una dichiarazione anticipata di trattamento fatta pervenire al Dap. Un inedito – a quanto si è appreso – per un detenuto nelle sue condizioni. Cospito è in sciopero della fame da 107 giorni: beve e assume sali e zuccheri, mentre ha sospeso gli integratori. La salute dell’anarchico rinchiuso al 41 bis nel centro clinico del carcere di Opera (è in una stanza singola e condivide il cosiddetto gruppo di socialità con due detenuti malati) è monitorata dall’ufficio giudiziario che si occupa di monitorare l’esecuzione della pena. I magistrati hanno già avuto un lungo colloquio con i medici, con l’avvocato Flavio Rossi Albertini e con lo stesso Cospito: il 55enne è apparso lucido anche se, come evidenziato nelle relazione sanitarie, le sue condizioni di salute possono variare e peggiorare da un momento all’altro e diventare critiche. Nel caso lo ritenesse necessario, la Sorveglianza potrebbe disporre il trasferimento all’ospedale San Paolo.
Il digiuno di un detenuto può essere interrotto attraverso l’alimentazione forzata quando la persona è incosciente o viene accertato che il comportamento deriva da una patologia psichica (Cospito ha scelto di non sottoporsi a visita psichiatrica). Può anche essere vagliata l’ipotesi estrema del trattamento sanitario obbligatorio. La dichiarazione anticipata fornita da Cospito complica tuttavia il quadro: andrà valutata qualora si arrivi allo scenario più tragico.
A sentire Ilaria Cucchi, senatrice di Sinistra Italiana e sorella di Stefano morto dopo un arresto, Cospito sembra avere le idee chiare. "Non vuole più incontrare nessun politico. Sono l’ultima e l’ha fatto esclusivamente per la mia storia. Mio fratello è morto di carcere e nessuno mai più deve morire di carcere". Dopo la visita all’anarchico in carcere, Cucchi ha aggiunto: "È estremamente determinato. Non ha nessuna intenzione di interrompere questo sciopero della fame".
Sulla vicenda è intervenuto anche un giudice esperto di indagini sul terrorismo come Guido Salvini. "La Federazione anarchica informale non è un’organizzazione – ha detto – e gli autori degli attacchi non si conoscono nemmeno tra loro, ma si riconoscono solo attraverso le azioni stesse che chiunque può riprodurre". Nell’81, da giovane uditore, Salvini si trovò di fronte a un militante di Prima Linea pronto – con un lungo sciopero della fame – a lasciarsi morire in carcere e per il quale il provvedimento del giudice istruttore Pietro Forno impose l’alimentazione forzata. 
Potrebbe porsi anche oggi lo stesso dilemma. "Una sentenza della Corte europea dei Diritti dell’uomo del dicembre 2022 ha stabilito che, dovendo lo Stato salvaguardare la vita dei detenuti, l’alimentazione forzata non è un trattamento vietato o degradante purché avvenga in condizioni di pericolo imminente e con il minimo di violenza sulla persona", conclude Salvini. Cosa potrebbe però succedere in presenza di disposizioni precise contro l’alimentazione forzata – come quelle che Cospito ha già formalizzato – resta un dilemma da sciogliere. Il paradosso, in ogni caso, è che se il 41 bis doveva impedirgli di comunicare con l’esterno, una platea di attenzioni così vaste l’anarchico in realtà non l’aveva mai avuta.

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