Irene Pivetti indagata per riciclaggio. Perquisita la sua casa a Milano

Nel mirino gli affari con la Cina di alcune società riconducibili all'ex presidente della Camera. L'inchiesta non è legata allo scandalo delle mascherine in cui la Pivetti è coinvolta

Irene Pivetti (ImagoE)

Irene Pivetti (ImagoE)

Milano, 9 giugno 2020 - Indagata per riciclaggio Irene Pivetti. L'ex presidente della Camera e conduttrice televisiva è coinvolta in un'inchiesta che ha portato oggi la Guardia di Finanza a perquisire la sua abitazione a Milano, oltre che alcune sue società. Al centro dell'inchiesta, che vede coinvolte altre cinque persone, operazioni di import-export con la Cina da parte di società riconducibili alla holding di cui è a capo la Pivetti, vale a dire la Only Italia. Si tratta di un'indagine in corso da circa un anno - coordinata dal pm Giovanni Tarzia -  e non legata alle vicende giudiziarie che vedono l'ex esponente leghista coinvolta per l'importazione di mascherine, inchiesta di cui si stanno occupando le Procure di Milano, Savona e Siracusa.

L'inchiesta

Le società della Pivetti, secondo gli inquirenti, avrebbero contribuito a riciclare denaro nell'ambito di attività commerciali con la Cina. Le perquisizioni del nucleo di polizia economico finanziaria della gdf milanese, oltre nella casa di Porta Venezia della ex presidente della Camera, sono state effettuate, in particolare, nella sede di due società riconducibili all'ex esponente leghista. Acquisiti documenti e materiale informatico.

I fatti risalgono al 2016, all'origine del sospetto degli inquirenti una maxi evasione fiscale da milioni di euro di un imprenditore e pilota di rally italiano, Leo Isolani, e le sue operazioni finanziarie nel tentativo, è l'ipotesi d'accusa, di sottrarre allo Stato alcuni asset patrimoniali e beni mobili.

In particolare Isolani era titolare di due società, una con sede a San Marino, a cui erano intestate 3 Ferrari, e una italiana che deteneva marchio, attrezzature e sito web dell'Isolani Racing Team.

L'imprenditore nel 2016 aveva ceduto tutto al gruppo cinese Dahoe, capitanato dal magnate Zhou Xi Jiang, servendosi dell'intermediazione di una società del gruppo Pivetti con sede ad Hong Kong.

L'acquisizione era stata celebrata dalla stessa Pivetti nel corso di un evento nella cornice di Palazzo Brancaccio a Roma, e con le Ferrari appena comprate da Zhou in bella mostra nel cortile della storica location.

I militari della Finanza, tuttavia, durante le indagini, sono riusciti a seguire il flusso di ritorno del denaro - centinaia di migliaia di euro - ricevuto da una società polacca del gruppo Only, che pur non essendo la parte venditrice, era l'assegnataria dei bonifici dalla Dahoe.

Secondo gli inquirenti parte del denaro sarebbe tornato infine a Isolani, tramite un conto estero, e parte sarebbe andato al socio cinese della Only, responsabile della società di Hong Kong. Le compravendite inoltre non sarebbero state registrate con il loro regolare importo. Tra gli indagati nell'operazione, oltre alla ex parlamentare leghista e al pilota, c'è lo stesso notaio che avrebbe aiutato a mettere in piedi l'operazione; la moglie di Isolani, e il socio cinese che ha ricevuto parte dei flussi finanziari.