Martedì 23 Aprile 2024

Iran, sangue nei cortei Uccisa un’altra giovane

Pestata a morte dagli agenti. Il regime: arrestati sabotatori diretti dall’Europa

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Un’altra studentessa vittima del regime iraniano alle prese con un’ondata di proteste dal settembre scorso. La 35enne Nasrin Ghadri, che studiava filosofia a Teheran, è morta l’altro ieri dopo essere stata picchiata con un manganello dalle forze di sicurezza durante le manifestazioni del venerdì. Indignati dal decesso della donna - originaria di Marivan - numerose persone sono scese ieri in piazza proprio nella città del Kurdistan, cantando ’Morte a Khamenei’. I manifestanti hanno bloccato alcune strade. In base alle testimonianze raccolte in alcuni video diffusi sui social media, la polizia ha usato il pugno duro sparando sui dimostranti e ferendo alcune persone.

Ghadri è entrata in coma e poi è morta dopo essere stata picchiata alla testa. La stessa sorte era toccata a Mahsa Amini, la ventiduenne curda morta a settembre per le percosse alla testa da parte della polizia morale durante l’arresto per non aver indossato correttamente il velo islamico: la sua morte ha innescato un’ondata di proteste senza precedenti, come quella di venerdì cui partecipava Nasrin. I manifestanti hanno accusato il governo di aver forzato la sepoltura della donna in fretta e furia ieri mattina - e anche di aver costretto il padre ad annunciare che la causa della morte della figlia era legata ad una "malattia" o una "intossicazione", versione simile a quella adottata dalle autorità per il caso di Mahsa Amini.

Nelle stesse ore la stragrande maggioranza dei 290 deputati iraniani ha chiesto che la giustizia applichi la legge del taglione contro i "nemici di Dio" in riferimento agli autori delle "rivolte", il cui bilancio dei morti si sta avvicinando a quota 200 secondo una ong che ha sede fuori dalla Repubblica islamica. In una dichiarazione firmata da 227 deputati, i legislatori hanno chiesto ai vertici del Paese, magistratura compresa, di applicare quanto prima la legge del taglione contro i mohareb (nemici di Dio).

Nel frattempo la Guardia rivoluzionaria iraniana ha arrestato ad Ahvaz, nella provincia sud-occidentale del Khuzestan una squadra di sabotaggio e terrorista, diretta da un Paese europeo, prima che entrasse in azione. Lo ha riferito la Fars citando una fonte secondo la quale gli arrestati hanno confessato piani per assassinare un certo numero di persone e personalità arabe nella regione. La fonte ha aggiunto che l’obiettivo del gruppo era scatenare nella regione rivolte simili a Zahedan (nel Sud-Est al confine col Pakistan), e Ardabil (nel Nord-Ovest) dove sono già state represse nel sangue proteste anti-governative.

Nel paese aumentano anche i timori per le condizioni del rapper iraniano Tomaj Salehi, arrestato la settimana scorsa e costretto a una video confessione che ha allarmato familiari e attivisti per i diritti umani. Secondo la Cnn, è stato accusato di crimini per cui rischia la pena di morte. Molto seguito nel suo Paese, e schieratosi subito a sostegno delle proteste contro il regime.