Iran, regime a pezzi. La sorella di Khamenei si schiera con i ribelli: "Rivolta giusta"

Lettera sul profilo Twitter del figlio: "La Guida non ascolta il popolo". Forti tensioni durante il terzo giorno di sciopero generale. Alcune istituzioni prendono le distanze dalla repressione

Ali Khamenei, guida suprema dell'Iran

Ali Khamenei, guida suprema dell'Iran

Il regime iraniano perde i pezzi anche al suo interno. Fra quelli che manifestano il proprio dissenso contro il sistema del potere che vede Ali Khamenei al suo vertice politico e spirituale, si è aggiunta niente meno che la sorella della Guida Suprema. Badri Hossein Khamenei ha diffuso un messaggio in cui appoggia senza mezzi termini le proteste che stanno scuotendo il Paese da settembre. "Spero di vedere presto la vittoria del popolo e la caduta di questa tirannia che ora governa l’Iran" ha scritto la donna, che, per fare arrivare le sue parole a un pubblico il più vasto possibile, ha consegnato la sua lunga lettera al figlio, per diffonderla su Twitter.

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Badri Hossein Khamenei si è scusata per non poter partecipare alle manifestazioni di persona per motivi di salute, ma ha voluto esprimere chiaramente tutta la sua solidarietà al popolo iraniano, soprattutto alle donne. "Il regime della Repubblica islamica di Khomeini e Ali Khamenei – continua – non ha portato altro che sofferenza ed oppressione all’Iran, il popolo iraniano si merita libertà e prosperità e la loro rivolta è legittima e necessaria per ottenere i propri diritti. Mio fratello non ascolta la voce del popolo e in modo errato considera che la voce dei suoi mercenari e accaparratori sia la voce del popolo iraniano. Lui giustamente merita le parole irrispettose ed impudenti che usa per descrivere il popolo oppresso, ma coraggioso dell’Iran".

La verità è che la rivoluzione la Guida Suprema ce l’ha in casa da tempo e stavolta non è nemmeno quella islamica. La sorella Badri è la moglie di Ali Tehrani Moradkhani, dissidente del regime, e madre di Farideh Moradkhani, la nipote del leader Supremo arrestata nelle scorse settimane per aver partecipato alle proteste in corso nel Paese. "L’opposizione della nostra famiglia e la lotta contro il regime criminale – spiega – è iniziata pochi mesi dopo la rivoluzione –. I crimini, la soppressione di ogni forma di dissenso, l’imprigionamento della gioventù più istruita del Paese, le esecuzioni hanno preso il via fin dall’inizio. Fin dall’inizio mio marito Ali Tehrani è stato contro tutto questo ed è stato la voce contro il regime, spendendo 10 anni della sua vecchiaia in carcere".

Intanto, il terzo giorno di sciopero generale, che è coinciso con la giornata dello studente, ha visto momenti di forte tensione anche in occasione dell’atteso discorso del presidente, Ebrahim Raisi, che ha invitato a non confondere protesta e rivolta. Fuori, però infuriava la rabbia con giovani in piazza e lavoratori che pur di abbracciare i cortei contro il regime hanno tenuto chiusi i loro negozi pur di protestare. L’ex leader moderato, Mohammad Kathami, ha invitato ad ascoltare la piazza, "prima che sia troppo tardi" e anche alcune istituzioni iniziano lentamente a prendere le distanze. La Banca Centrale ha dichiarato che non bloccherà i conti delle donne senza velo, rispondendo picche a una ipotesi di legge avanzata dal parlamento due giorni fa.