Venerdì 19 Aprile 2024

Iran, il boia non si ferma Polizia in mano al pasdaran

Due giovani impiccati: l’accusa di aver ucciso un paramilitare nelle proteste. Khamenei scarica il capo della repressione, al suo posto arriva il falco Radan

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A nulla sono valsi gli appelli alla clemenza. Ieri mattina all’alba, prima della preghiera, il boia ha stretto il cappio intorno al collo di Mohammad Mahdi Karami e Seyyed Mohammad Hosseini, i due giovani manifestanti iraniani accusati di aver ucciso un paramilitare, Seyed Ruhollah Ajamian, membro della forza Basij a Karaj, il 3 novembre scorso. Karami era un campione di karate iraniano-curdo che sfoggiava un tatuaggio degli anelli olimpici sul braccio. Il suo avvocato ha denunciato che era stato privato del diritto alla difesa e di vedere i suoi familiari e aveva iniziato uno sciopero della fame in carcere. Hosseini faceva volontariato con i bambini. I due ventenni sono stati condotti al martirio dopo settimane trascorse nel braccio della morte, dopo confessioni estorte "sotto tortura" e al termine di un "processo farsa", hanno denunciato attivisti e organizzazioni umanitarie.

Con le ultime due impiccagioni salgono a quattro le esecuzioni capitali in relazione ai raduni che hanno travolto il Paese da settembre dopo la morte in custodia di Mahsa Amini. Nella repressione almeno 516 manifestanti sono stati uccisi finora, stando all’agenzia di stampa per gli attivisti per i diritti umani (Hrana), tra cui 70 minorenni. Gli arrestati sfiorano i ventimila. La magistratura avrebbe già dato il suo assenso alla condanna a morte di altri 10 dimostranti.

Da una settimana destano intanto preoccupazione le condizioni di salute di 15 attiviste detenute nella prigione Kachuei a Karaj, in sciopero della fame e della sete. A unirsi alla loro lotta un gruppo di studenti universitari e altre persone che si trovano in carcere per aver partecipato alle proteste. Tra questi c’è Arjang Mortazavi, studente in informatica già bandito dall’università e arrestato dopo essere stato convocato dagli agenti di polizia, che da ieri possono vantare un nuovo capo nella figura dell’ex pasdaran Ahmadreza Radan. A nominarlo la Guida suprema Ali Khamenei al posto di Hossein Ashtari. Secondo notizie ufficiose, Khamenei avrebbe contestato ad Ashtari la sua "incompetenza" nel reprimere le proteste. Radan, ex membro delle Guardie Rivoluzionarie, è già stato vice capo della polizia, coinvolto nella violenta repressione del Movimento Verde del 2009. Ha anche fatto parte della cosiddetta polizia morale.

red. est.