Venerdì 19 Aprile 2024

Iran, il boia non si ferma più

Il volto coperto da un cappuccio nero, la testa piegata da un lato, il collo stretto da un cappio appeso ad una gru. Dopo l’impiccagione all’alba, il corpo di Majidreza Rahnavard è rimasto appeso per le strade di Mashhad, la città dove era nato e cresciuto. Il ragazzo di 23 anni era stato arrestato circa tre settimane fa, durante le dimostrazioni anti governative che sono in corso in Iran da settembre, ed è il secondo d essere mandato al patibolo tra i manifestanti arrestati. Solo pochi giorni fa era stato giustiziato il primo tra i condannati per le proteste, Mohsen Shekari, anche lui poco più che ventenne. Majidreza Rahnavard è stato condannato per avere ucciso due paramilitari Basiji durante le dimostrazioni. Un video pubblicato dai media di regime mostra il ragazzo colpire i paramilitari, ma secondo il suo avvocato un’altra parte del video, non pubblicata, mostra come le forze dell’ordine abbiano per prime attaccato i manifestanti. Quando la madre lo aveva visitato in carcere per l’ultima volta se ne era andata col sorriso, ignara della condanna a morte, con l’illusione che il figlio potesse essere presto rilasciato. La famiglia ha appreso invece che la condanna era stata eseguita ieri mattina alle 7 ricevendo una telefonata.