Martedì 8 Ottobre 2024

Iptv illegali, 21 indagati e segnale bloccato. Spallata alla pirateria tv

Inchiesta della Dda di Catania: sgominata associazione a delinquere che generava profitti mensili per milioni di euro

Catania 19 dicembre 2023 - Stop al flusso illegale delle Iptv e dei siti di live streaming delle più note piattaforme televisive. C’è un’immediata ricaduta pratica anche per decine di migliaia di utenti nell’inchiesta contro la pirateria televisiva dei cosiddetti ‘pezzotti’, coordinata dalla Dda della Procura di Catania. Ventuno le persone indagate al termine di una lunga serie di indagini che hanno visto coinvolti i Centri operativi per la sicurezza cibernetica della Polizia Postale. Individuata un’associazione a delinquere transnazionale che – secondo gli inquirenti – generava profitti per milioni di euro ogni mese. 

L’organizzazione criminale era strutturata “in modo gerarchico secondo ruoli distinti e ben precisi e con promotori distribuiti sul territorio nazionale e all'estero”, riferisce la Procura del capoluogo etneo che ha agito in collaborazione Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Catania con il diretto coordinamento del Servizio polizia postale di Roma. 

I contenuti protetti da diritti televisivi, sia live sia on demand, venivano distribuiti illegalmente “a un elevatissimo numero di utenti” dentro e fuori i confini italiani. Parliamo di piattaforme come Sky, Dazn, Mediaset, Amazon prime, Netflix. E proprio Sky ha rivolto le congratulazioni alla Polizia Postale: “Contrastare il fenomeno della pirateria illegale è un impegno che ci coinvolge tutti e ora, grazie alla nuova legge, possiamo farlo con ancora più efficiacia”, ha commentato Andrea Duilio, ad di Sky Italia. L’operazione in corso, assicura la Dda di Catania, ha interrotto le condotte illecite.

Inchiesta su pirateria tv, 21 indagati e segnale bloccato
Inchiesta su pirateria tv, 21 indagati e segnale bloccato

Come eludevano i controlli

Per celare le Iptv illegali e rendersi invisibili ai controlli, gli indagati avrebbero utilizzato “applicazioni di messaggistica crittografata, identità fittizie e documenti falsi”, in modo tale da intestarsi utenze telefoniche, carte di credito, abbonamenti televisivi e noleggio di server.

Ma non solo: la campagna social per promuovere abbonamenti mensili per la visione illegale dei contenuti era incessante. Fioccavano gli inviti ad accedere a link per godersi una partita piuttosto che una serie tv, proposte che qualsiasi utente medio ha incontrato decine di volte durante la navigazione. Il classico “clicca qui” pubblicizzato per lo più da account falsi. Per chiudere il cerchio e rendere possibile la visione del contenuto venivano utilizzati numerosi siti illegali di “live streaming”. 

Sono 21 le persone al momento indagate, tra Catania, Messina, Siracusa, Cosenza, Alessandria, Napoli, Salerno, Reggio Emilia, Pisa, Lucca, Livorno e Bari, a cui la Procura etnea contesta, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere a carattere transnazionale finalizzata alla diffusione di palinsesti televisivi ad accesso condizionato, danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici, accesso abusivo a un sistema informatico, frode informatica.

L'operazione, che si è avvalsa dell'ausilio del personale dei Centri operativi sicurezza cibernetica di Reggio Calabria, Torino, Napoli, Bologna, Firenze, Roma e Bari, ha consentito di inibire il flusso illegale delle Iptv e dei siti di live streaming.

Cosa sono le Iptv

Acronomo di Internet Protocol Television, le Iptv sono fondamentalmente uno dei metodi che le piattaforme usano per trasmettere i segnali tv in Internet. Vengono generalmente utilizzati per ricevere segnali da connessioni a banda larga e si differenziano dalla Web tv per la tecnologia usata, con un’architettura tipica di rete per la trasmissione dati detta Content Delivery Network. Le Iptv sono considerate legali in Italia, il problema consiste nell’uso che se ne fa. La condotta diventa chiaramente illecita quando si approfitta del sistema per trasmettere contenuti protetti da diritti televisivi in modo illegale.