Giovedì 18 Aprile 2024

"Io, stuprata e segregata" Braccialetto elettronico per i genitori adottivi

Divieto di avvicinamento e obbligo di dimora per una coppia lombarda. La 40enne ebbe un figlio dal patrigno: "Abusi per anni". Ma lui si difende: falso

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di Andrea Gianni

Ha raccontato di aver subito violenze sessuali durante riti satanici, segregazione, abusi e botte proseguite fino a circa dieci anni fa, nella casa di una coppia residente nel Milanese che l’aveva accolta. La denuncia di una donna, ora 40enne, è stata ritenuta credibile dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano (competente per il reato di riduzione in schiavitù) e dal gip, che ha sottoposto quindi all’obbligo di dimora e al divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico i coniugi, finiti al centro dell’indagine ancora in corso.

Una vicenda delicata, passata attraverso una serie di denunce incrociate e battaglie legali proseguite per anni. Ieri i coniugi sono stati interrogati dal gip Stefania Pepe e, difesi dall’avvocato Francesco Poggi, hanno respinto le accuse. "Sono racconti inventati di sana pianta – ha spiegato l’uomo al termine dell’interrogatorio al settimo piano del Palazzo di giustizia di Milano – e mi stupisco che siano stati ritenuti attendibili, anche perché decine di denunce fatte in passato da quella donna sono state archiviate da altre Procure. Anche noi l’abbiamo denunciata per calunnia, e anche in questo caso la denuncia è stata archiviata. L’unico errore è stato quello di aprire le porte della nostra casa a una persona che aveva bisogno. Ammetto che abbiamo avuto una relazione quando era maggiorenne, dalla quale è nato un figlio che non vedo da anni, ma non ci sono mai state violenze, messe nere o altri episodi del genere".

Le indagini, coordinate dal pm Stefano Ammendola, sono ancora in corso. Nel frattempo il gip ha disposto, nei confronti dei coniugi, che rispondono della pesantissima accusa di riduzione in schiavitù, l’obbligo di dimora e del divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico. A quanto trapela, i fatti contestati risalgono fino a una decina di anni fa, ossia fino a quando la vittima si è trasferita definitivamente in un’altra regione. La vicenda ha avuto inoltre un iter giudiziario travagliato, con denunce presentate dalla donna anche fuori dalla Lombardia e in molti casi finite nel nulla in quanto i suoi racconti non sono stati ritenuti attendibili o verificabili. Racconti a cui invece il pubblico ministero Ammendola ha creduto e che, dopo una serie di accertamenti, lo hanno portato a chiedere, ancora prima dell’estate, una misura cautelare disposta ed eseguita nei giorni scorsi per la coppia che vive in un paese del Milanese e alla quale nel corso degli anni sarebbero stati dati in affido altri ragazzi.

Da quanto si apprende la donna, ai tempi in una situazione di disagio, sarebbe andata a vivere con i genitori affidatari 23 anni fa. Secondo le accuse sarebbe stata oggetto di attenzioni pesanti da parte del patrigno che l’avrebbe plagiata, violentata e anche segregata. Inoltre, come lei stessa ha messo a verbale, sarebbe stata anche stuprata da cinque sconosciuti durante una messa nera. Episodi che in passato sarebbero già finiti al centro di denunce presentate in altre Procure. Solo una volta l’uomo, che lavora nel settore della musica, è stato mandato a giudizio a Siena ma il processo, stando alla sua versione, si è concluso con un’assoluzione in primo grado, una condanna a due anni di reclusione nel giudizio di secondo grado a Firenze e infine in Cassazione con un annullamento con rinvio in Appello della sentenza. Il tutto però è finito in prescrizione. Ora invece il racconto della vittima è stato ritenuto attendibile da inquirenti e investigatori e pure da un giudice che ha disposto la misura cautelare.