"Io, ragazza di borgata con la terza media". La lezione di Elodie rompe i nostri schemi

Nell’era dei master e dei seminari prestigiosi, la cantante ha stupito e commosso: "Sono partita dal basso, ho lottato per i miei sogni"

Elodie sul palco dell'Ariston

Elodie sul palco dell'Ariston

Li portiamo di corsa al seminario sulla fotografia digitale, e sulla faccia hanno ancora la striscia di saliva colata durante il pisolino appena fatto nel dormitorio dell’asilo nido. Alle medie la loro vita è una scacchiera di caselle da riempire, oggi il corso sugli ideogrammi cinesi, domani l’equitazione acrobatica, dopodomani la gara di disegno di ideogrammi cinesi volteggiando sul cavallo, e guai se non vinci la medaglia. Usciti dal liceo (quando ancora nei licei ci si poteva entrare) i ragazzi si ritrovano al collettivo per la manifestazione Instagram contro i disastri climatici, e nel frattempo li aspettiamo a casa compilando il 150esimo modulo per assicurare loro la veloce partenza destinazione prestigioso Master a Québec, volo in Boeing, inquinando da qui al Canada.

Sanremo 2021: la diretta della quarta serata

Poi arriva lei. Trent’anni e la terza media. Nata e cresciuta nella borgata romana di Quartaccio, i genitori separati quando lei e la sorellina erano piccolissime, papà artista di strada, mamma francese ex modella e cubista, originaria della Guadalupa. I genitori, la mamma, "persone con problemi", tossicodipendenza, "stavano molto male". Trent’anni e la terza media, le canne a 12 anni, il liceo non finito perché a 15 anni la sera usciva a bere e tornava la mattina, la disperazione per cercare – ragazzina disarmata – di risolvere i problemi dei suoi, ed ora eccola qui, una marziana all’Ariston, abito Versace e gioielli Bulgari, educata nel parlare e potente e dritta al cuore nel cantare, ballerina sexy e voce sicura in un minishow che nulla ha da invidiare a una Ariana Grande da Mtv Awards.

Sanremo: i Negramaro e l'omaggio a Lucio Dalla

Senti Elodie che racconta da quel palco la sua vita: "Vengo da un quartiere popolare di Roma, una borgata crudele, onesta, straordinaria, dove le persone possono essere demoralizzate, arrabbiate, e io ero una di quelle. Il mio quartiere mi ha dato tanto e mi ha tolto tanto e non parlo solo delle privazioni materiali come non avere l’acqua calda, non arrivare a fine mese, non riuscire a pagare le bollette. Ma parlo anche della forza e del coraggio di sognare".

Sanremo, la classifica: doppio successo di Ermal Meta

"Fin da bambina ho sempre voluto fare questo mestiere – va avanti Elodie nella notte della diretta sanremese – però mi sembrava un sogno troppo grande rispetto a una bambina così piccola. E non mi sentivo all’altezza, non mi piaceva la mia voce ma soprattutto mi sono resa conto che non avevo gli strumenti. Tante volte io non mi sono data una possibilità: non ho finito il liceo, non ho preso il diploma né la patente, non ho studiato canto. Ho sbagliato, lo so, però è difficile in certi contesti riuscire a focalizzarsi su quello che vuoi essere da grande, sul tuo sogno. Che cosa puoi fare di te. Il mio fidanzato (il rapper Marracash, ndr) in un suo testo dice: "voi ci rubate il tempo che è l’unica cosa che abbiamo", e lo comprendo molto bene perché se nasci in certi contesti devi lavorare più degli altri per ottenere quello che dovresti già avere. Lavori per sopravvivere, ed è difficile mettere a fuoco il tuo sogno e puntare su te stesso. A vent’anni avevo deciso che per me la musica era già finita, e non cantavo più da nessuna parte, neanche più sotto la doccia, perché anche quello mi sembrava già troppo. Però poi ho fatto un incontro fortunatissimo: il pianista jazz Mauro Tre".

Sanremo: cosa significa la spilletta che hanno i cantanti

"Lui mi ha dato una possibilità, dove non me la sono data io. Mi ha fatto amare il jazz e ovviamente non mi sentivo all’altezza del jazz perché era troppo elegante, troppo alto e raffinato. Pensavo il jazz fosse snob e invece al jazz non interessava da dove arrivassi perché il pregiudizio non è della musica ma è degli esseri umani, e io sono stata la prima ad avere un pregiudizio su me stessa e questo è sbagliato". Piange, Elodie, guarda Mauro e piange. "Quello che mi ha insegnato la vita, è che non bisogna sempre sentirsi all’altezza delle cose, l’importante è farle, poi si aggiustano in corsa. Si possono fare, le cose. Essere all’altezza è solo un punto di vista, non è un problema".

Attacca a cantare Mai così, di Mina. E vengono in mente tutti gli strumenti che abbiamo e offriamo ai nostri figli: dovremmo imparare a dire la parola grazie, a chissà chi, ma a qualcuno di certo. Viene in mente l’ultimo romanzo di Teresa Ciabatti, Sembrava bellezza, in cui la protagonista ex adolescente egoista e problematica – specchio di mille generazioni – ricorda uno dei pochi momenti in cui riuscì a percepirsi buona. A 25 anni prende peluche e zainetto-koala, esce di casa e si precipita a regalarli a due bambine che stanno lì davanti alla finestra di casa sua con un cantante di strada. Forse una delle due bimbe era Elodie, si chiede la Ciabatti. Forse è il destino di Elodie aiutarci a tirar fuori il meglio di noi.