"Io, picchiato dai baby giocatori. Ma il calcio è gioia e non violenza"

Parla l’allenatore finito al centro della rissa nel Torinese tra atleti di 12 anni. Ne è uscito con una costola rotta

Riccardo Allocco viene preso a calci dai baby calciatori dell'Us Alfortville

Riccardo Allocco viene preso a calci dai baby calciatori dell'Us Alfortville

Dalla banlieu con furore. I calci, gli sputi, gli insulti. Per lui una costola rotta e un senso di incredulità totale. Aggredito come al centro di una rissa con alto tasso alcolico: "Non pensavo potesse succedere una cosa del genere". I francesi avevano facce da bambini. Erano bambini: gambette magre, agili come gatti. Bambini veri e anche un po’ marines, con tutto quel fango addosso. Dodici anni. All’incirca l’età di suo figlio, che gioca a pallone ma non dice nemmeno le parolacce. Picchiavano durissimo. E lui stava per terra a prendere la pioggia in faccia e a cercare di parare i colpi. Era domenica scorsa: stadio comunale Garrone, nel torinese. Torneo internazionale esordienti 2009. In campo i parigini dell’Us Alfortville e i suoi ragazzi dell’asd Salice di Fossano. Riccardo Allocco fino a qualche anno fa nei giorni di festa partiva e andava in montagna a camminare. Quella era la sua idea di sport: pace, silenzio, natura. Poi è diventato papà. E il piccoletto ha detto o calcio o niente. Si è trovato a fare il dirigente. Tante stagioni, tante soddisfazioni. Fino a quel pomeriggio assurdo. Insulti dal primo minuto, un fallo ai danni degli italiani, lo sputo all’allenatore. Lui che prova a mettere pace e finisce al tappeto e poi in ospedale con frattura scomposta a una costola, 28 giorni di prognosi.

Adesso come sta?

"Andrà un po’ per le lunghe. Mi hanno detto di non fare sforzi e non ci penso proprio perché al minimo movimento tutto il torace fa male. Ma se vuole farmi stare meglio dimentichi. Volti pagina con me. Non scriva una sola parola su questa storia. Non è educativa. Il calcio è bello, sano e pulito".

Quindi non porta rancore.

"Macché. Non ai ragazzini di sicuro. E dei cattivi maestri non voglio interessarmi neanche penalmente. Quello che è successo non ha niente a che vedere con lo sport perché dipende da fattori esterni. Una reazione di quel genere non l’hanno certo imparata sui campi di periferia ma la periferia deve avere favorito una certa predisposizione".

Mai trovato così a disagio?

"Mai nel modo più assoluto. Nella nostra società ruotano circa 300 ragazzini e il menu più estremo prevede il diverbio e lo spintone, che sono anche cose sane. Scoppia il casino e tu dirigente o allenatore ti alzi dalla panchina e vai a placare gli animi. Così ho fatto domenica scorsa. E mi sono trovato scaraventato a terra e preso a calci".

Inerme e incredulo.

"E deciso a togliermi da sotto quei piedi al più presto, come anche il mio compagno di staff sbattuto a faccia in giù da un signore che credo fosse l’allenatore dei francesi. Con attorno i bambini che infierivano. Ho cercato di tirarlo via dal mucchio. A mia volta ho dovuto parare le botte".

Il lato brutto del pallone.

"No, la prego, non si unisca al coro. E’ stato un episodio. Orribile ma isolato. I nostri si divertono. Tutte le società italiane sono amiche e si sono sempre comportate in maniera esemplare. Ci sta quello che dà di matto, ma una lite non lascia mai scie di odio. Il calcio bambino è una grande scuola di rispetto per le maglie degli altri, un antidoto ad attività meno salutari. Oggi vinco io, domani tu".

Però i francesi vi hanno accerchiati, è stato qualcosa di più di un tafferuglio.

"Pioveva. E per somma sfortuna io e il resto dello staff eravamo dalla parte opposta del campo. Fossimo stati lì avremmo messo subito in panchina i giocatori coinvolti e buttato dentro altri. Sarebbe finita lì senza video virali. E comunque per me è finita lo stesso. Sa cosa le dico? Ho dimenticato tutto. Mio figlio forse in questo momento sta facendo gol. E io mi sento benissimo".