Venerdì 19 Aprile 2024

"Io, miracolato dopo un volo di 40 metri. Quel selfie per dire a mia moglie: sono vivo"

Il racconto di Giancarlo Lorenzetto, 57 anni, camionista. Il 14 agosto 2018 è precipitato col suo tir dal ponte Morandi. "Ho portato la foto alla Madonna della Guardia. Il nuovo viadotto? Non andrò all’inaugurazione, troppa enfasi. Ma ho voglia di percorrerlo"

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Giancarlo Lorenzetto, 57 anni, il camionista del super tir. Alle 11.36 del 14 agosto 2018 è volato giù per 40 metri con 442 quintali di peso. Illeso, nella strage che ha provocato 43 vittime a Genova.

"Come fossi caduto dalla bicicletta: male al collo, a una spalla... Quando mi sono visto sparire l’autostrada ho pensato: è finita. Nella caduta, sono stato risucchiato all’indietro. Credo di aver perso i sensi. Quando mi sono ripreso ho cominciato a guardarmi attorno per capire dov’ero finito".

Cos’ha visto?

"All’inizio non ci capivo niente. Mi sono messo in piedi, la soletta del ponte era arrivata sulla ferrovia. Io ero adagiato sopra, a qualche metro da terra".

Poteva venire giù tutto.

"Anche dal troncone sulla mia testa. Pioveva a dirotto, non sapevo come scendere. L’istinto era quello di buttarsi giù e scappare di corsa".

Invece ha aspettato i soccorsi?

"Sì. Ho cercato le mie cose, ho trovato il telefono. Mi ha chiamato mia moglie, aveva saputo. Mi ha detto: hai sentito, è crollato il ponte di Genova. Io: sì, indovina chi c’era sopra. Era disperata. Allora le ho mandato un selfie, per rassicurarla. Ero tutto intero".

Quella è una foto da mostrare agli amici.

"Veramente l’ho portata alla Madonna della Guardia".

Il santuario che veglia sull’autostrada, c’è una stanza di ex voto.

"Sono andato in pellegrinaggio, per gratitudine. Mi sento miracolato".

Torniamo alle 11.36 di quel giorno. Cosa ricorda?

"Mi rivedo andare per la mia strada a 30 all’ora. Di colpo, davanti a me, si spacca l’asfalto".

Nell’inchiesta sul crollo si è parlato molto del suo super tir. Si è ipotizzato: quel peso è stato il colpo di grazia.

"Ho passato due anni di interrogatori. Mi hanno chiesto tutti i dettagli possibili".

Trasportava una bobina d’acciaio da 300 quintali.

"Eravamo in regola, a norma di legge. Caricando all’Ilva di Genova non puoi uscire con un chilo in più, le bolle devono essere perfette. Qualcuno ha scritto: causava incosciamente il disastro. L’ho riletto 4 o 5 volte, per capire il senso. Uno che non ci bada conclude, ecco, è lui la causa di tutto".

Invece lei è tra le vittime.

"Per quello che mi è successo ho chiesto un risarcimento alle Autostrade, volevo chiudere la storia. Mi hanno risposto picche. A ottobre ci sarà il processo".

Da camionista dovrà passare per forza sul nuovo ponte. Se la sente?

"La voglia di farlo c’è ma devo provare, vedere cosa succede quando sono lì. Quel giorno ero entrato all’aeroporto, diretto verso Sampierdarena".

Qual è il suo sentimento, alla vigilia dell’inaugurazione?

"Finalmente hanno realizzato una struttura solida, il ponte di prima era proprio insicuro".

Oggi come sta?

"Tutto sommato bene. Ho voglia di lavorare, di continuare quello che ho sempre fatto. Sono nella stessa azienda da 33 anni. Mi sono curato, anche con uno psicologo. Ma non ho mai avuto incubi. È rimasto tutto dentro. Sarà annidato da qualche parte, nel mio corpo".

La Liguria è sempre al collasso, in pieno esodo.

"Stanno mettendo a posto le gallerie, c’è stata troppa incuria".

Ci sarà all’inaugurazione del nuovo ponte?

"No, nessuno mi ha invitato. Non ci vado. Troppo eclatante, non c’è niente da festeggiare".

Pensa di riuscire a dimenticare?

"Mai, è una cosa che mi porterò dietro per tutta la vita".