Covid, Carofiglio: "Io l’ho fatto, il vaccino italiano ReiThera funziona"

Lo scrittore Carofiglio e lo stop a ReiThera: sono pieno di anticorpi, la burocrazia non fermi la ricerca perché quelle dosi ci salveranno

Gianrico Carofiglio, 59 anni, durante la sperimentazione di ReiThera

Gianrico Carofiglio, 59 anni, durante la sperimentazione di ReiThera

Eravamo rimasti a "vaccinato e contento". Gianrico Carofiglio, scrittore di fama internazionale (giovedì uscirà la 100esima edizione del primo romanzo ‘Testimone inconsapevole’, unico autore vivente a raggiungere questo record) ed ex magistrato, ha partecipato come volontario alla sperimentazione del vaccino ReiThera: dopo il test sierologico ha scoperto di avere tanti anticorpi contro il Covid. Ma ora il siero italiano rischia di non vedere la luce, la Corte dei conti ha fermato i finanziamenti e la fase 2 resta in sospeso.

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Perché ha deciso di fare il volontario per la ricerca?

"L’idea è nata in modo casuale, ero al telefono con un vecchio amico, l’infettivologo Paolo Maggi, e parlando ho scoperto che lui avrebbe diretto una unità di ricerca della sperimentazione del vaccino italiano. Così mi sono offerto, per testimoniare fiducia nella scienza e nella ricerca. Questa decisione l’ho presa nella fase più acuta della propaganda e dell’informazione difettosa sui pericoli dei vaccini, in particolar di AstraZeneca. Mi sembrano surreali i discorsi sui pericoli dei vaccini, così ho dato il mio contributo".

E adesso che i test rischino di fermarsi?

"Lunedì ho fatto un altro prelievo di controllo, ma gli esiti non li so. Ero convinto di aver ricevuto il placebo perché dopo l’iniezione non avevo avuto effetti collaterali, ma quando mi hanno detto che avevo una marea di anticorpi ero felicissimo: questo siero è efficace e deve andare avanti. È un’esperienza che rifarei domani".

Perché è importante che l’Italia abbia un ‘proprio’ vaccino?

"L’idea del vaccino Made in Italy mi piace. Penso che avere una ricerca farmaceutica tale da renderci scientificamente e industrialmente autonomi rispetto allo strapotere delle multinazionali del farmaco, sia sano dal punto di vista della democrazia. Se l’ipotesi fallisse, sarebbe un’occasione persa".

L’America mette sul piatto miliardi per la ricerca di un antidoto al Covid, l’Italia si blocca davanti alla burocrazia e alla giustizia amministrativa.

"Esiste un problema generale in questo Paese che ha a che fare con la farraginosità delle procedure, la moltiplicazione delle regole con conseguente rallentamento se non paralisi dei processi. Tutto ciò riguarda la modernizzazione della giustizia e della pubblica amministrazione".

ReiThera ha spiegato di cercare finanziamenti alternativi, in mancanza di un aiuto del governo. Sarebbe favorevole a una raccolta fondi simbolica tra vip?

"Non bisogna abusare delle iniziative volontarie. Alla fine non credo che il governo abbandonerà questo vaccino: un intoppo procedurale, di cui non posso parlare perché non ho letto le carte, non significa che si blocchi tutto definitivamente".

Il percorso di ReiThera è simile a quello di AstraZeneca. Anche se venisse promosso, il siero tricolore rischia di non avere la fiducia della gente?

"Non credo. Sono fiducioso che la sperimentazione andrà avanti. Abbiamo visto cosa significa affidarsi a risorse esterne in questa crisi, la vicenda delle mascherine ce lo insegna".

Anche se le fiale sarebbero arrivate in autunno, quanto è importante ReiThera in una campagna avara di dosi?

"L’influsso di ReiThera non riguarderebbe l’attuale campagna di massa, ma formerebbe un serbatoio di vaccini per le esigenze di aggiornare gli strumenti di difesa contro le mutazioni in autunno. L’emergenza sembra che stia rientrando, ma per non fare risalire l’epidemia è decisivo avere provviste nel granaio".

Chi è vaccinato è giusto che non usi la mascherina?

"Io consentirei a breve l’eliminazione all’aperto della mascherina, che ha un valore più che altro simbolico. Nei locali chiusi, invece, manterrei l’obbligo".