Giovedì 18 Aprile 2024

"Io, i magistrati e i 5 stelle Così sono stato stritolato"

Uggetti, ex sindaco di Lodi assolto un anno fa, sarà di nuovo processato "Di Maio si scusò con me, innescando una guerra politico-giudiziaria"

di Guido Bandera

"Ho visto giornate migliori, ma resisto". Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi, è seduto nel suo ufficio da imprenditore. Sono passate una notte e una mezza mattinata da quando ha saputo dai suoi avvocati che la sentenza di assoluzione in Appello dall’accusa di turbativa d’asta, pronunciata l’anno scorso, è stata cancellata dalla Cassazione con rinvio a un nuovo giudizio. Fra poco più di un mese sarà il sesto anniversario dal giorno in cui, per un bando di gestione delle piscine comunali, finì in una cella di San Vittore. Il volto serio, un po’ segnato, il maglione grigio, come la luce di un giorno di pioggia. Sul tavolo sgombro di carte il modellino del monumento alla Liberazione che troneggia nella sua città.

Uggetti, tutto daccapo…

"Ho la sensazione di essere solo un piccolo ingranaggio in un meccanismo troppo grande. Un soldatino con cui altri stanno giocando".

Altri chi?

"Questa vicenda ha raggiunto dimensioni abnormi rispetto ai fatti. La sensazione è quella di essere al centro di una guerra di potere fra diversi livelli, nella magistratura e nel perenne conflitto fra politica e giustizia. E io sono solo un povero ex sindaco di provincia che non ha fatto altro che l’interesse pubblico: lo hanno riconosciuto fin qui due pronunce, anche la prima, che mi condannava".

Dopo l’assoluzione in Appello lo scorso anno ha parlato molto, anche sulla magistratura. È diventato un po’ il simbolo dell’eterna lotta sulla giustizia. Crede che questo le abbia nuociuto?

"Non lo so. Apprezzai molto la dichiarazione di Luigi Di Maio, che si scusò e disse “mai più gogna giudiziaria”. Per paradosso quella frase provocò sulla vicenda un clamore mediatico notevole. Di solito in prima pagina ci finiscono le accuse, non le assoluzioni".

E questo è stato un danno?

"La mia storia è finita al centro di una lotta politica di potere all’interno dei Cinque Stelle fra Di Maio e Giuseppe Conte, sostenuto da Marco Travaglio, il vero leader".

Adesso un nuovo processo d’Appello. Magari arriva la prescrizione?

"No, non credo. Ho visto che la discussione del mio caso in Cassazione, che prevedevamo fra novembre e dicembre, è stata piuttosto celere. Comunque leggeremo attentamente la sentenza. E come ho fatto fin qui mi difenderò dentro il processo".

Quarto grado di giudizio, magari un quinto.

"Eh, devono considerarlo un grande bene giuridico da tutelare per insistere così tanto. Credo sinceramente che il vero errore sia stato all’inizio: l’arresto ha condizionato tutto. Se fosse stato solo un avviso di garanzia, io non mi sarei dimesso, il processo avrebbe avuto meno tensione e meno attenzione mediatica. Sarei stato uno dei tanti sindaci che finiscono indagati, poi assolti".

Invece?

"Invece, per me, l’alterazione democratica c’è stata. Ora, la botta è calda, ma un po’- vista la celerità del giudizio - me l’aspettavo. Ho fondato un’impresa, in quattro anni siamo cresciuti tanto, con molti dipendenti. Ho avuto un figlio. Certo, ci sono stati momenti durissimi. Sono forte, coraggioso, solido. Ma in alcuni istanti davvero non sapevo che fare. Adesso vorrei impiegare le mie energie altrove. Invece c’è un nuovo fardello. Ma resisto. Il 3 maggio saranno sei anni dall’arresto: il processo è una pena. Fine pena mai. Non capita a molti, ma quando capita è durissima. La magistratura ha un potere immenso sulla nostra vita, dopo i medici ci sono solo i giudici".

Si è sentito tradito dagli amici?

"No, la città mi è ancora vicina. Lo sento. Il tribunale del popolo mi ha assolto. Vengano a farsi un giro a Lodi con me".