di Guido Bandera "Ho visto giornate migliori, ma resisto". Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi, è seduto nel suo ufficio da imprenditore. Sono passate una notte e una mezza mattinata da quando ha saputo dai suoi avvocati che la sentenza di assoluzione in Appello dall’accusa di turbativa d’asta, pronunciata l’anno scorso, è stata cancellata dalla Cassazione con rinvio a un nuovo giudizio. Fra poco più di un mese sarà il sesto anniversario dal giorno in cui, per un bando di gestione delle piscine comunali, finì in una cella di San Vittore. Il volto serio, un po’ segnato, il maglione grigio, come la luce di un giorno di pioggia. Sul tavolo sgombro di carte il modellino del monumento alla Liberazione che troneggia nella sua città. Uggetti, tutto daccapo… "Ho la sensazione di essere solo un piccolo ingranaggio in un meccanismo troppo grande. Un soldatino con cui altri stanno giocando". Altri chi? "Questa vicenda ha raggiunto dimensioni abnormi rispetto ai fatti. La sensazione è quella di essere al centro di una guerra di potere fra diversi livelli, nella magistratura e nel perenne conflitto fra politica e giustizia. E io sono solo un povero ex sindaco di provincia che non ha fatto altro che l’interesse pubblico: lo hanno riconosciuto fin qui due pronunce, anche la prima, che mi condannava". Dopo l’assoluzione in Appello lo scorso anno ha parlato molto, anche sulla magistratura. È diventato un po’ il simbolo dell’eterna lotta sulla giustizia. Crede che questo le abbia nuociuto? "Non lo so. Apprezzai molto la dichiarazione di Luigi Di Maio, che si scusò e disse “mai più gogna giudiziaria”. Per paradosso quella frase provocò sulla vicenda un clamore mediatico notevole. Di solito in prima pagina ci finiscono le accuse, non le assoluzioni". E questo è stato un danno? "La mia storia è finita al centro di una lotta politica di potere all’interno dei ...
© Riproduzione riservata