Euro 2020, Vezzali: "Io e Mancini, figli della provincia. Ora conquistiamo l’Europa"

La regina della scherma, ora sottosegretaria allo Sport, è di Jesi come il ct. "Bravo Roberto, con lui il Paese è tornato a sognare"

Valentina Vezzali

Valentina Vezzali

Lei a Wembley ci sarà, perché oggi più che mai Valentina Vezzali rappresenta lo sport italiano. Il difficile sarà riuscire a conciliare la passione sportiva con l’equilibrio che si richiede alle istituzioni, oggi che la divina della scherma è diventata sottosegretario allo Sport. Ma poi chi l’ha detto che bisogna mantenerlo sempre, l’aplomb?

Valentina, lei di finali come quella di Wembley ne ha vissute tante. Cosa si aspetta?

"C’è tanta differenza tra l’essere protagonisti e spettatori. Quando sai che tutto dipende da te, appena ti concentri non esiste nient’altro. Sono quelle emozioni e quella tensione che sogni da bambina. Le notti della vigilia sono le più difficili, ma se riesci a dormire e a gestire l’attesa, hai già vinto per metà".

Da spettatori si soffre di più?

"È cosi, perché non sei tu a determinare l’esito. Però se magari hai accanto gli amici o i tuoi figli e condividi la 'sofferenza' del tifoso con loro, allora diventa tutto più bello. È la sensazione che vivremo tutti noi italiani domenica sera. Chi a casa, chi allo stadio, chi in piazza. Saremo tutti uniti dal tricolore, con l’auspicio che continueremo a essere sempre molto prudenti, soprattutto quando si sarà in tanti".

Una jesina a capo dello sport, uno jesino ct: che rapporto c’è con Mancini?

"Il giorno prima dell’esordio contro la Turchia sono stata a pranzo con la Nazionale portando loro l’in bocca al lupo di tutto il Paese. Ho parlato parecchio con lui e gli ho detto che, assumendomi il rischio di riaprire l’Olimpico ai tifosi, gli avevo fatto un assist importante e che spettava a lui adesso fare goal. Devo dire che, a prescindere da come finirà, ha mantenuto la promessa: ci ha regalato le emozioni di cui avevamo bisogno".

Le vostre storie sono lo specchio del Paese: dalla provincia ai vertici del mondo.

"Io credo molto nelle origini e nelle radici. Jesi poi è una realtà unica per lo sport italiano, tra calcio e scherma. Ma è tutta la provincia italiana a caratterizzare il nostro Paese. Ecco perché serve valorizzarla e serve anche avvicinare Roma e i suoi palazzi ai territori, soprattutto quelli geograficamente e socialmente più distanti dal centro. Ha avuto un grande successo proprio l’operazione ’Sport e periferie’ con migliaia di interventi sull’impiantistica finanziati. Adesso il Pnrr punta proprio, con investimenti per 700 milioni, su interventi per promuovere il valore di coesione sociale e territoriale dello sport. Investiremo anche strutturando sport e salute".

Da tifosa è scaramantica?

"No, provo a godermi le emozioni senza rituali particolari".

Giocatore preferito?

"Non ne ho. Chiaramente l’infortunio di Spinazzola ha colpito tutti noi perché è un misto di sfortuna e di imponderabile. Spiace per lui perché era sempre stato tra i migliori. Ho una predilezione per i giocatori di fatica, che danno l’anima e il cui lavoro a volte non è in vetrina, ma diventa fondamentale per la squadra. È un po’ quello che sto cercando di fare in questo ruolo: non punto ai like sui social, punto a fare bene per lo sport".

Che impatto può avere questo entusiasmo sul nostro Paese?

"La Nazionale di Roberto ci ha donato quello di cui necessitavamo. La gioia, l’entusiasmo, la voglia di sentirci stretti attorno a qualcosa. Ci ha permesso di riprendere le bandiere che avevamo appeso ai balconi e di riportarle a sventolare. L’altra notte sentire fino a tardi auto e motorini strombazzare lungo le stesse strade che ricordo invase dal silenzio del lockdown, mi ha fatto pensare a quanto fossero lontani quei momenti così tragici".

È esagerato abbinare ai risultati dell’Italia, a livello simbolico, una ripartenza post Covid?

"È una visione romantica, ma non così distante dalla realtà. La pandemia ci ha messo a dura prova. Stiamo provando a rialzarci e avere atleti che ci trascinano con entusiasmo, ci aiuta. Penso anche al basket, a Berrettini".

Che cosa rappresenterebbe una vittoria oggi?

"Una gioia che ci meritiamo dopo tanto soffrire. Ma ritengo che ci sia un altro valore importante: lo spirito di emulazione. Le manifestazioni sportive d’alto livello in questo periodo assumono una valenza straordinaria perché portano soprattutto i bambini a emulare i campioni che seguono in tv. Questo significa riportare i più giovani allo sport, facendoli uscire dalle loro stanzette e staccandoli dai pc e dagli smartphone".

Un pronostico?

"Non mi esprimo. Dovremo scendere in campo consapevoli del nostro valore e rispettosi degli avversari. Il resto lo deciderà il campo… e lo sport".