di Nino Femiani Un Capodanno choc, una notte di festa che si trasforma in un incubo per una ventinovenne. La donna, residente in provincia di Napoli ma impiegata fuori Campania, si presenta in compagnia della madre il 2 gennaio ai poliziotti della sezione ‘Fasce deboli’ della questura di Napoli. Accusa di essere stata attirata con l’inganno in casa di un ragazzo, che è il figlio del compagno della madre stessa, e poi di essere stata violentata. La vittima che chiameremo Sara (nome di fantasia) ammette però di non ricordare molto, lasciando intendere che il giovane le abbia fatto bere un cocktail contenente la cosiddetta "droga dello stupro". Subito dopo aver fiaccato la sua resistenza, avrebbe abusato di lei. L’uomo, coetaneo di Sara, si difende: si trattava di un rapporto consensuale, dice agli inquirenti ai quali si è presentato spontaneamente. Tutto inizia la notte di San Silvestro quando la 29enne va a una cena in una casa privata del Vomero. Risate, giochi e divertimento fino alla mezzanotte. Dopo l’esplosione dei tradizionali fuochi, il ‘fratellastro acquisito’ chiede a Sara di fare un giro con altri amici lungo via Scarlatti, una delle strade dove i festeggiamenti di Capodanno impazzano fino allo sfinimento, per poi andare ad attendere l’alba sulla Terrazza di San Martino. Continuano a bere spumante e cocktail in un bar del Vomero noto perché alcuni anni fa i carabinieri eseguirono l’arresto di un paio di persone che vi lavoravano con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti. Sara ricorda di essere stata oggetto di pesanti avances da parte del ‘fratellastro acquisito’, prontamente respinte. Poi, dopo avere bevuto qualcosa, sarebbe sopraggiunto il buio. "Da quel momento i miei ricordi diventano confusi – racconta al procuratore aggiunto Raffaello Falcone che guida il pool ‘Reati contro le fasce deboli’ –. Come se nella mia mente si fosse spenta ...
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