"Io, cinese, sono il primo vaccinato Covid d’Italia"

Ha 42 anni, è un imprenditore e vive a Prato. È rientrato dopo essersi sottoposto alla sperimentazione nel suo Paese: ma siamo in pochi

Migration

"In agosto mi sono messo in lista per la sperimentazione del vaccino Sinovac e a settembre mi hanno chiamato". Wu Yang ha 42 anni, è un imprenditore cinese che vive a Prato. Insieme alla moglie si è volontariamente sottoposto alla vaccinazione anti Covid all’ospedale di Wenzhou. Vox populi, nella capitale toscana del tessile, dice che i cittadini cinesi si ammalano poco proprio perché stanno andando in massa a vaccinarsi. Ma non è vero.

"Sono pochissimi i connazionali che si sono sottoposti al vaccino – dice Yang – Il biglietto aereo costa circa 4mila euro, un viaggio con tutta la famiglia è molto oneroso". Eppure che la comunità cinese sia riuscita a proteggersi meglio dal virus è un dato di fatto. Probabilmente grazie a un rispetto rigoroso delle misure di protezione.

Dallo studio di incidenza realizzato dal dipartimento di Prevenzione dell’Asl Toscana centro emerge in modo lampante. Su una popolazione di 50.010 cinesi residenti fra le province di Prato, Firenze e Pistoia, i casi positivi sono stati 308: applicando il tasso di incidenza sulla popolazione toscana, nello stesso distretto (1.352.544 residenti), i casi attesi sarebbero stati 1.329. E se c’è chi pensa che i cinesi possano non essersi sottoposti al controllo del tampone, non potrebbero essere sfuggiti, nei casi più gravi all’ospedalizzazione: i ricoveri sono stati solamente 18 sui 109 attesi e non ci sono stati decessi sui 18 ipotizzabili.

Quindi i cinesi sono stati più bravi a proteggersi?

"I cittadini cinesi, sin dall’inizio dell’epidemia in Cina, hanno applicato rigorosamente tutte le misure di protezione individuale. Siamo stati i primi a ritirare i bambini da scuola".

Lei quando ha deciso di fare il vaccino?

"Io ero tornato a Wenzhou con mia moglie e nostri due figli a marzo, quando era esplosa l’epidemia in Italia, mentre da noi, nello Zhejiang, le cose andavano abbastanza bene. Avevamo seguito con grande apprensione quello che era accaduto a Wuhan e temevamo che qui potesse succedere lo stesso, quindi siamo partiti".

È tornato in Italia dopo essersi vaccinato...

"Sì, credo che il vaccino protegga. Ma potevano sottoporsi alla vaccinazione, che a settembre era in fase sperimentale, solamente le persone fra i 18 e i 60 anni di età, per questo, dopo averla fatta, io e mia moglie siamo tornati a Prato, ma abbiamo lasciato i figli a Wenzhou".

E ora come si sente?

"Sto benissimo".

Ha avuto effetti collaterali?

"Nessuno, sto come se non avessi fatto il vaccino".

Perché ha deciso di arruolarsi tra i volontari?

"Perché avevo paura del virus".

Quando si è messo in lista?

"In agosto. Immaginavo che avrei dovuto aspettare più tempo. Invece hanno dato priorità alle persone che dovevano tornare in Europa, dove l’epidemia è ancora in fase attiva, mentre in Cina la situazione è completamente sotto controllo".

Non ha avuto timori pur sapendo che il vaccino era in fase di sperimentazione?

"No, avevo troppa paura di ammalarmi, motivo per cui me ne ero andato a marzo con tutta la famiglia".

Lei è convinto che i suoi connazionali adesso non stiano facendo come lei?

"Solo una piccolissima parte, il viaggio è molto costoso".

Però c’è chi è tornato in Cina, lo confermano anche alle agenzie di viaggi...

"Diciamo che forse un 15% di cinesi che hanno un lavoro dipendente, con la crisi che c’è qui in questo momento nel settore tessile, ha preferito tornare in Cina. Certo non lo ha fatto per fare il vaccino e tornare subito. Ma chi ha attività in proprio è rimasto qui, stando molto attento. E chiuso in casa quando possibile".

 

Hai già un abbonamento?
Questo articolo è riservato agli abbonati

Accedi senza limiti a tutti i contenuti di iltelegrafolivorno.it e dei siti collegati.Naviga senza pubblicità!

ABBONAMENTO SETTIMANALE

2,30 € 0,79 € a settimanaper le prime 24 settimane. Addebito ogni 28 giorni.
Nessun vincolo di durata. Disdici quando vuoi
mese
anno