Venerdì 19 Aprile 2024

"Io, Alex Schwazer, ora vi racconto come mi hanno voluto incastrare"

Il marciatore squalificato per doping presenta il suo libro e accusa i vertici internazionali dell’atletica

Alex Schwazer

Alex Schwazer

"Mi dispiace per loro, ma dovranno rassegnarsi. Nonostante tutto, io non mollo". Alex Schwazer è l’anti eroe kafkiano del nuovo millennio. Ha appena pubblicato per Feltrinelli una bellissima autobiografia, intitolata "Dopo il traguardo". Oro olimpico nella marcia a Pechino nel 2008, sta scontando una squalifica di otto anni. Per doping. Ma una ordinanza del Tribunale di Bolzano lo ha scagionato.

Solo che…

"Solo che chi dovrebbe restituirmi l’onore si rifiuta di farlo – sospira l’atleta altoatesino –. È una situazione assurda".

Un giudice svizzero ha appena decretato che non può revocare la squalifica perché non è stato individuato il presunto manipolatore delle provette…

"Sì, è così. Io non sono un giurista, però questo è un formalismo. In pratica dicono: la procura di Bolzano indagava su di te, non su chi può avere taroccato i prelievi, quindi arrivederci e grazie".

Sembra uno scherzo.

"Infatti a suo modo lo è, anche se non fa ridere. Mi dispiace anche che a Bolzano non abbiano dato seguito alla denuncia contro ignoti che presentai nel 2016".

Partita chiusa?

"Se pensano che mi arrenda si sbagliano. Sono pronto ad andare anche alla Corte Europea dei diritti dell’uomo".

Posso fare una domanda scomoda?

"Prego".

Perché dal Cio alla Federatletica mondiale non le vogliono credere? Per le colpe del 2012, per il doping allora confessato in diretta tv? O per cos’altro?

"Io per il 2012 ho ammesso tutto e mi sono scusato con tutti. Oggi rifiutano la verità, che pure conoscono, perché accettarla significherebbe mettere in discussione l’intero sistema dei controlli antidoping".

Beh, non lo faranno mai.

"Lo so ma loro sanno di avere torto e io continuerò a gridarla, la verità. Del resto l’imbroglio di Lance Armstrong, il ciclista, è stato smascherato da un’inchiesta americana. E nell’atletica un presidente mondiale è finito nei guai per le coperture che garantiva a certi atleti, a certi ambienti. Le storie dei russi sono note, eccetera".

E in mezzo ci è finito un marciatore altoatesino.

"Eccomi, sono il capro espiatorio. Nella vicenda che ha portato alla mia squalifica del 2016 ci sono tanti e tali vizi di procedura che avrebbero dovuto annullare tutto".

Invece…

"Invece insistono, mi hanno negato l’Olimpiade di Tokyo e io nemmeno sono riuscito a guardare in tv gli ori degli azzurri della marcia".

Addirittura.

"Eh, è stata una forma di autotutela mentale, per non soffrire troppo".

Schwazer non marcia più?

"Non in questo periodo ma mi sono tenuto in forma, mi sento regolarmente con il professor Donati, il mio coach".

Un attimo: non è che state pensando di ripresentarvi a Parigi 2024?

"James Bond diceva: mai dire mai. Però…"

Però?

"La squalifica kafkiana scade prima dei Giochi parigini. Ma allora avrò 39 anni e già adesso ogni mese che passa incide negativamente sul fisico".

Parigi 2024 è un progetto o un sogno?

"Rispondo così: io sono un uomo libero, non ho ossessioni, ho la mia vita, una bella famiglia, due bambini piccoli, dispenso consigli a un gruppo di maratoneti. I nemici mi hanno ferito, non mi hanno spezzato".

Come mai l’autobiografia si intitola Dopo il traguardo?

"Perché c’è sempre un altro traguardo da raggiungere".

Non è finita finché non è finita, Alex.

"Proprio così".